Tra rischi e minacce, la “retorica del futuro”
L’Italia è minacciata anche “dal terrorismo internazionale e dall’eversione interna”. Lo afferma il presidente del Copasir Massimo D’Alema al termine della lunga audizione del presidente del Consiglio, Mario Monti (22 febbraio).
Nei loro discorsi, i politici parlano spesso di sicurezza e descrivono ciò che la minaccia. Nel discorso politico fare riferimento alla minaccia può essere doppiamente “utile”. Da un lato il riferimento a un futuro negativo (il ricorso alla paura) colpisce e può convincere più del riferimento a un futuro positivo; infatti il bisogno di salvaguardare se stessi dai pericoli è uno dei bisogni più impellenti per le persone, e di fronte al pericolo le persone si uniscono e si compattano. Dall’altro lato, quando parla di minacce il politico parla di qualcosa che non è ancora avvenuto. Quindi può proporre al cittadino una rappresentazione della realtà che, proprio perché riferita al futuro, non può essere smentita. E’ la cosiddetta “retorica del futuro”.
La questione della sicurezza acquista ulteriore importanza nei momenti di crisi/insicurezza economica. Naturalmente sicurezza economica, sicurezza dalla criminalità e sicurezza dal terrorismo non sono la stessa cosa. Si tratta di questioni diverse. A livello psicologico però le persone possono confonderle, come se ci fosse un’unica dimensione di sicurezza che va salvaguardata. Questo significa che quando cresce la percezione di insicurezza in un’area (ad esempio oggi in quella economica) cresce facilmente anche in altre aree.
Inoltre, le questioni legate alla sicurezza sono spesso viste come questioni che il centrodestra è più preparato ad affrontare. Paradossalmente, proprio per questo su queste questioni a volte insistono i politici di centrosinistra. In questo modo cercano di mostrare la loro competenza nel gestire anche questioni politiche considerate come non tipicamente di centrosinistra (come sono invece il welfare o l’uguaglianza nei salari).
Infine, va ricordato che nel nostro paese il valore della sicurezza ha un ruolo molto rilevante rispetto ad altri valori. Un ruolo condiviso sia dagli elettori di sinistra sia da quelli di destra e collegato alla difesa di altri valori correlati come quelli della tradizione e del conformismo.
Naturalmente parlando di un ente come il Copasir, preposto a garantire la sicurezza della repubblica, D’Alema non poteva in un certo senso che parlare di sicurezza e delle minacce nei confronti di questa. Colpisce però il fatto che si sia riferito in modo così massiccio a minacce sia interne sia esterne e al contempo la mancanza invece di riferimenti espliciti a qualcosa di costruttivo, di positivo che possa garantire una risposta a queste minacce. Per esempio la solidità dei servizi, la loro attendibilità, il fatto che il loro lavoro sia monitorato in modo da essere sempre davvero al servizio della sicurezza dei cittadini e dello stato, e non di altri interessi. Qui tocchiamo un’altra questione importante. Se cioè le persone abbiano fiducia in coloro che sono chiamati a proteggerli a livello pubblico. Nell’indagine Eurispes del 2011 sulla fiducia nelle istituzioni è stata inserita la domanda sulla fiducia nei servizi segreti e solo il 30% degli intervistati ha detto di averne.
Patrizia Catellani è professore ordinario di Psicologia Sociale presso l’Università Cattolica di Milano.
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