Lavoro: serve uno sforzo unanime
Tra i maggiori problemi che l’Italia sta affrontando nel contesto della crisi economica, neanche a dirlo, c’è la disoccupazione giovanile che ha raggiunto livelli record: nel secondo trimestre dell’anno si è attestata al 33,9%, con un picco del 48% per le giovani donne del Mezzogiorno. “È innegabile che la disoccupazione rappresenti attualmente il problema centrale. In molti – osserva conversando con T-Mag il direttore del dipartimento di Diritto privato e pubblico dell’economia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Mario Napoli – invocano soluzioni immediate, ma è evidente come il problema non sia così semplice da risolvere. Prima di agire al fine di incentivare l’occupazione è opportuno muoversi su diversi fronti. In primo luogo, sbloccando l’economia del Mezzogiorno dove giovani e donne con titoli di studio sono senza lavoro. In seguito, attuando politiche di sviluppo che mirino agli investimenti selettivi, all’innovazione e alla ricerca per il rilancio dell’attività produttiva. In questo modo si rende possibile ovviare alle difficoltà delle imprese ad impiegare personale qualificato”.
Detta in altri termini, spiega il professore, lo schema dovrebbe seguire un filo logico preciso. Le politiche del lavoro devono essere perciò precedute dalle politiche industriali e dal controllo del bilancio. “Le istituzioni devono essere chiare – afferma Napoli – su quale modello di sviluppo intendono ispirarsi e se inoltre vogliono mantenere il Paese su un livello produttivo soddisfacente”.
Per contrastare la disoccupazione giovanile (che ha evidenziato dati elevati nell’intera eurozona, con punte vertiginose in Spagna e in Grecia), la Commissione europea ha suggerito ai Paesi membri di “imitare” il modello scandinavo secondo cui un’impresa deve essere incentivata nell’assunzione di un giovane oppure garantendo a quest’ultimo un ulteriore percorso di formazione che qualifichi maggiormente la sua figura professionale. “Le politiche nordiche – risponde il professore al quesito – sono senz’altro positive e lo sarebbero anche in Italia laddove determinate figure professionali sono del tutto assenti. C’è da dire però che da noi mancano strutture tipo agenzie del lavoro che in questo senso coniughino domanda e offerta. Di per sé il salto dalla disoccupazione all’occupazione è molto difficile. Favorire la creazione di nuove imprese permetterebbe di ricollocare, ad esempio, gli ex occupati. Non è vero – chiosa Napoli – che tutto avverrà automaticamente, anche le politiche locali ed urbane e il recupero delle aree dismesse tornerebbero utili alla causa in una prospettiva di sviluppo. Senza dimenticare, infine, la nostra atavica difficoltà ad usufruire appieno dei fondi strutturali europei”. In definitiva, conclude il professor Napoli, per rilanciare l’occupazione, specie quella giovanile, non bastano le politiche del lavoro, ma “serve lo sforzo unanime del Paese”.
[…] lento, declino del Paese. E come suggerivano alcuni giorni fa i professori Maurizio Del Conte e Mario Napoli al nostro giornale, non basta mutare le regole del mercato del lavoro se contemporaneamente non si […]