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Spending review. Come cambiano le province

In sostanza è accaduto ciò che gli enti locali temevano e il ministro della Funzione pubblica, Filippo Patroni Griffi, è stato chiaro al riguardo: “Non possiamo pensare che una riforma importante come questa possa venir meno solo per delle resistenza localistiche”. Al primo Consiglio dei ministri di novembre verrà presentato il decreto legge riguardante il riordino delle province.
Non molte settimane fa avevamo accennato alle difficoltà riscontrate, da parte dei Comitati per le autonomie locali e delle Regioni, nella ricollocazione territoriale delle nuove aree secondo i criteri stabiliti dal governo (dimensione territoriale non inferiore a 2.500 chilometri quadrati e una popolazione residente di almeno 350 mila abitanti). Secondo le prime indiscrezione che emergono in queste ore le Province scenderanno, a causa degli accorpamenti in programma, da 86 a 50, comprese le dieci Città metropolitane (tenuto conto delle Regioni a Statuto ordinario).
Questa sarà, con ogni probabilità, la ripartizione provinciale regione per regione (fonte Asca):

Piemonte. Torino (Città metropolitana); Cuneo; Alessandria e Asti; Vercelli si unisce con Biella e Verbano/Cusio e Novara (4).
Lombardia. Milano (Città metropolitana); Brescia; Bergamo; Pavia; Como, Varese, Monza Brianza; Lodi, Mantovano e Cremona; Sondrio e Lecco (7).
Veneto. Venezia (Città metropolitana); Vicenza; Verona; Rovigo e Padova; Belluno e Treviso (5).
Liguria. Genova (Città metropolitana); La Spezia; Savona e Imperia (3).
Emilia Romagna. Bologna (Città metropolitana); Modena e Reggio Emilia; Parma e Piacenza; Ferrara; Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini (5).
Toscana. Firenze (Città metropolitana); Grosseto, Siena e Arezzo; Lucca, Massa Carrara, Pistoia e Prato; Pisa e Livorno (4).
Umbria. Perugia e Terni (1).
Marche. Ancona; Pesaro e Urbino; Ascoli Piceno, Macerata e Fermo (3).
Lazio. Roma (Città metropolitana); Frosinone e Latina; Rieti e Viterbo (3).
Abruzzo. L’Aquila e Teramo; Pescara e Chieti (2).
Molise. Campobasso e Isernia (1).
Campania. Napoli (Città metropolitana); Salerno; Caserta; Avellino e Benevento (4).
Basilicata. Potenza e Matera (1).
Puglia. Bari (Città metropolitana); Lecce; Foggia, Barletta/Andria/Trani; Taranto e Brindisi (4).
Calabria. Cosenza, Crotone; Reggio Calabria (Citta’ metropolitana); Catanzaro e Vibo Valentia (3).

Non sono previste modifiche in Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige e in Sicilia – in riferimento alle Regioni a Statuto speciale – mentre in Friuli Venezia Giulia, che pure non vedrà particolari stravolgimenti, le province assumeranno un ruolo prettamente consultivo. In Sardegna, invece, è previsto un referendum per il taglio delle province che dovrebbero passare da otto a quattro.

 

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