La campagna elettorale ai tempi di Twitter
Un po’ à la Obama, che fa sempre trendy dirla in questo modo, un po’ per colmare quelle che evidentemente il suo staff identifica quali lacune comunicative. Mario Monti, pardon, @SenatoreMonti, non si è dunque sottratto alle domande dei followers su Twitter sabato mattina. Non ha risposto a tutto, ovviamente, ma ha provato a rendere l’iniziativa qualcosa di innovativo, almeno per i suoi schemi. Così il premier uscente, che aveva fatto dell’austerity e della sobrietà il proprio credo durante tutto il mandato, si sta trasformando in un animale mediatico, tra presenze televisive e online.
Ciò che non convince dell’intervista via Twitter – ben altra cosa da quella simulata da Panorama all’inizio dell’anno scorso – è il tono fin troppo “giovanilistico” utilizzato dal Professore. Non perché non possa concedersi un’emoticon, uno smile o altro. Semplicemente perché non è il suo stile ed è evidente il lavorio di spin che vi è dietro il cambio di immagine. La campagna elettorale sta mutando Monti da “accademico” a “oratore 2.0”. Viene da chiedersi: è davvero necessario? I cittadini italiani hanno imparato a conoscere il premier tecnico nelle sue sfaccettature: la dialettica professorale da un lato, le battute sottili, ma taglienti, dall’altro. Caratteristiche che sta mantenendo intatte – e talvolta esasperate dalla competizione elettorale – nelle ultime comparsate televisive. Basta poco, insomma, per dubitare della spontaneità di questo tweet:
Un attimo… 100.007 follower. WOW!! Benvenuti a voi e a quelli che verranno. #MontiLive @scelta_civica
— Mario Monti (@SenatoreMonti) Gennaio 5, 2013
I social network non sono una scienza esatta, ma questo non giustifica l’improvvisazione o la sciatteria. Buoni usi e costumi dovrebbero essere la prima regola per tutti i frequentatori della Rete, a maggior ragione per coloro che gestiscono account riconducibili ad esponenti politici o candidati. La gaffe di domenica sera – vera o presunta – di @Berlusconi2013, il profilo creato da “volontari digitali” già noto alle cronache per l’acquisto, anche in questo caso “presunto”, di followers fasulli al solo scopo di accrescerne il seguito, ne è in qualche modo un esempio. Si leggeva infatti in un tweet: “#Rai3 fa cagare… La Gabbanelli (sì, con due “b”, nonostante in onda era un altro programma, Presa Diretta, non Report, ndr) sembra la Bindi.. Servi della sx e delle banche… Le porcate della sinistra mai eh? #schifo #tipisinistri”.
Il tweet incriminato è poi scomparso e i “volontari digitali” giurano che si sia trattato di un fotomontaggio di qualche buontempone. Ma due polemiche in pochi giorni sono troppe. Anche per chi dice di essere un volontario e non un professionista.