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La delicata situazione in Ucraina/5

di Mirko Spadoni

putin_ue-1024x746I piani di Mosca e Kiev divergono. E così l’accordo per l’annessione alla Federazione russa della Crimea, firmato martedì dal presidente Vladimir Putin, è stato ratificato – in conformità dell’articolo 84 (d) della Costituzione e la Legge federale sui trattati internazionali della Federazione Russa – giovedì 20 marzo dalla Duma con 443 voti a favore e uno soltanto contrario, quello di Ilya Ponomaryov, membro di Russia Giusta, e all’unanimità dal Consiglio della Federazione nella mattinata di venerdì. Firmando la legge per l’annessione della Crimea, Putin ha concluso così un processo iniziato domenica scorsa, quando – votando il referendum per la secessione da Kiev – il 96,6% degli elettori si è detto favorevole all’unione con la Russia. Il 1° gennaio del 2015 terminerà “un periodo transitorio” durante il quale Mosca lavorerà “per favorire l’integrazione economica, finanziaria, bancaria e governativa delle nuove entità entrate a far parte della Federazione”.
Dunque al Cremlino si lavora alacremente per accelerare il processo di annessione della Crimea, termine (annessione, per l’appunto) che tuttavia il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha invitato a non utilizzare, “perché offensivo nei confronti di cittadini che hanno pienamente esercitato” attraverso il referendum “i loro diritti inalienabili e la loro volontà”.
Da parte sua l’Ucraina, che come riferito dal premier russo Dmitry Medvedev ha “un debito abbastanza ingombrante” con la Russia (16 miliardi di dollari), prosegue sulla strada che l’ormai deposto presidente Viktor Yanukovych si rifiutò di seguire. Nella giornata di venerdì, Kiev ha infatti sottoscritto la parte politica dell’accordo di associazione (Association agreement) con l’Unione europea. Una firma che Yanukovych decise di non apporre il 28 novembre scorso a Vilnius in occasione del vertice Partenariato Orientale, scatenando le proteste di parte della popolazione ucraina che hanno poi portato alla sua caduta. Da Kiev si attendono anche notizie dal Fondo monetario internazionale, che martedì prossimo riferirà sullo stato delle trattative con l’Ucraina per il prestito chiesto qualche settimana fa. Piccolo appunto: il Consiglio europeo ha anche deciso di cancellare i prossimi summit Ue-Russia, il G8 a Sochi e di sospendere i negoziati relativi all’adesione di Mosca all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo (Ocse) e l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie).
Ma l’evoluzione degli eventi in Crimea hanno causato le reazioni della Casa Bianca. Nella giornata di giovedì, il presidente statunitense Barack Obama, che ha comunque escluso un’eventuale intervento armato, ha annunciato nuove sanzioni contro 20 nuove personalità e una banca privata (la Bank Rossiya) “che dà loro sostegno”. “In quella banca non avevo alcun conto, lunedì – ha ironizzato venerdì il presidente russo Vladimir Putin – ve ne aprirò uno”. Mosca, ha ribadito comunque il leader del Cremlino, fornirà – attraverso la Banca centrale – tutta l’assistenza necessaria all’istituto bancario colpito dalle sanzioni. L’elenco include tra gli altri anche il capo di Gabinetto russo, Sergei Ivanov, Arkady Rotenberg e Gennady Timchenko, entrambi oligarchi vicini al leader del Cremlino. Obama ha anche annunciato di aver firmato un ordine esecutivo (executive order) che consente all’amministrazione statunitense di imporre sanzioni contro i settori chiave dell’economia russa. Immediata la reazione di Mosca e così nove personalità, tra funzionari dell’amministrazione Obama e membri del Congresso, non potranno accedere nella Federazione russa. Tra questi figurano lo speaker della Camera dei rappresentanti, il repubblicano John Boehner, il leader della maggioranza Democratica al Senato, Harry Reid, e il senatore Gop John McCain. Ma le sanzioni di Stati Uniti ed Unione europea (Bruxelles non ha peraltro escluso la possibilità di sanzioni economiche nei confronti della Russia), gli annunci (la Rada ha approvato la risoluzione n. 4498 in cui si ribadisce la volontà “di combattere per la liberazione della Crimea dagli occupanti”) e il declassamento dell’outlook da stabile a negativo da parte delle agenzie Standard & Poor’s e Fitch non preoccupano – o sembrano non turbare – il Cremlino: dopo un incontro con il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, Vladimir Putin ha firmato un decreto con cui ordina il ripristino dell’antica Accademia navale Nakhimov del Mar Nero, a Sebastopoli, e l’apertura nella città della Crimea di una Scuola per Cadetti presidenziale. Oltre che “il riconoscimento dei ranghi e dei documenti di formazione militari di tutti quei membri del servizio ucraino che hanno espresso la loro volontà di passare alle Forze armate russe”. Passi inevitabili in un processo di integrazione tra due entità un tempo separate e per “Mosca che – come ribadito giovedì dal ministro degli Esteri Sergei Lavrov durante un colloquio con l’omologo statunitense, John Kerry – non rivaluterà la decisione di annettere la Crimea alla Russia”. In pratica, per il Cremlino il percorso intrapreso è irreversibile.

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