Un’Italia che “seduce” sempre meno
Il premier Matteo Renzi, in Vietnam, ha parlato di un interscambio tra i due paesi del valore di cinque miliardi di dollari. “Tra il 2010 e il 2013 – ha spiegato il presidente del Consiglio – l’interscambio tra i due paesi è quasi raddoppiato con una crescita del 93%, ma possiamo fare di più e meglio. Entro il 2014 si terrà una commissione economica mista con un piano di lavoro concreto tra i due paesi su temi come la cooperazione culturale, l’innovazione tecnologica, la difesa, la ricerca accademica. Tutte opportunità di lavoro concrete così come l’Expo il prossimo anno e la Conferenza euroasiatica che renderà più forti le relazioni tra i due paesi”. Negli ultimi 20 anni, in effetti, la presenza italiana in Vietnam si è rafforzata grazie a colossi come Piaggio e Ariston. Tra i partener commerciali europei l’Italia occupa la nona posizione per investimenti in Vietnam e per il Vietnam siamo il terzo paese. Recuperare posizioni è la parola d’ordine secondo Renzi. E il tour asiatico assume ulteriore rilevanza a pochi giorni dai dati del Censis. L’Italia, infatti, detiene appena l’1,6% dello stock mondiale di investimenti esteri, contro il 2,8% della Spagna, il 3,1% della Germania, il 4,8% della Francia e il 5,8% del Regno Unito. In generale, dal 2007, si è verificato un calo del 58%. E – indovinate un po’? – a provocare una performance così negativa sono, più o meno nell’ordine, “corruzione diffusa, scandali politici, pervasività della criminalità organizzata, lentezza della giustizia civile, farraginosità di leggi e regolamenti, inefficienza della pubblica amministrazione, infrastrutture carenti”.
Un anno di interscambio commerciale con il Vietnam
Nell’ultimo anno l’interscambio tra il mercato italiano e quello vietnamita è valso tre miliardi di euro. In particolare solo con Milano nel 2013 ha raggiunto 1,3 miliardi. In Lombardia, dopo il capoluogo, c’è Monza e Brianza, con un interscambio commerciale con il Vietnam che vale 40 milioni. A rendere note queste cifre è l’Ufficio Studi della Camera di commercio di Monza e Brianza sulla base di dati Istat-Coeweb. Anche se l’import pesa più del 76% – si osserva a tale proposito –, l’export ha registrato una crescita del 34,6% in un anno. Tra i settori più rappresentativi c’è, guarda caso, l’informatica. Gli investimenti italiani in Vietnam, infine, hanno registrato un consistente incremento negli ultimi anni arrivando a 14,46% nel 2012.
In Italia peggio dell’Italia per attrazione solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca
Restano gli scogli che impediscono di fare impresa in Italia, però. “In tutta l’Europa – osserva infatti il Censis – solo Grecia, Romania e Repubblica Ceca presentano condizioni per fare impresa più sfavorevoli delle nostre. Per ottenere tutti i permessi, le licenze e le concessioni di costruzione, in Italia occorrono mediamente 233 giorni, 97 in Germania. Per allacciarsi alla rete elettrica servono 124 giorni in Italia, 17 in Germania. Per risolvere una disputa relativa a un contratto commerciale il sistema giudiziario italiano impiega in media 1.185 giorni, quello tedesco 394. Secondo la classifica del Reputation Institute di New York, che si basa su 42.000 interviste volte a misurare fiducia, stima, ammirazione, interesse verso una cinquantina di Paesi, nel 2013 l’Italia si colloca in 16 posizione, ma abbiamo perso quattro posizioni rispetto al 2009, quando eravamo al 12esimo posto”. Tutto questo, c’è da dire in conclusione, a fronte di una capacità invidiabile di travalicare i confini: non riuscriremo ad attrarre investimenti, ma in compenso siamo l’undicesimo esportatore al mondo.
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