Quanti sono (e quanto percepiscono) i pensionati italiani
Al 31 dicembre del 2013, i pensionati – ovvero tutti coloro i quali ricevono almeno un trattamento pensionistico dall’Inps – sono circa 15,8 milioni. Di questi 7,3 milioni sono uomini, mentre le donne sono 8,5 milioni (il 54% del totale). Lo scorso anno, il 43% dei pensionati (6,8 milioni di persone) ha percepito uno o più assegni per un importo medio mensile “inferiore a 1.000 euro lordi”, assorbendo “circa il 20% della spesa annua complessiva”. Tra questi il 13,4% (2,1 milioni) ha percepito anche meno di 500 euro. Il 26% (4,1 milioni di persone) riscuote mensilmente una pensione compresa tra i 1.000 e 1.500 euro. Di contro, il 4,3% dei pensionati (676.406 persone) riscuote mensilmente pensioni di importo superiore a 3 mila euro lordi, assorbendo il 14,4% totale della spesa.
Breve appunto: in Italia, si può essere titolari di una o più pensioni. Emerge così che il 27% dei pensionati percepisce “due o più” trattamenti pensionistici. Leggendo i dati emerge anche una differenza di genere: gli uomini prendono di media 1.547 euro. Molto di più rispetto alle donne, ferme a 1.081 euro.
Gli effetti della riforma Fornero
A seguito della riforma dell’ex ministro del Lavoro e delle Pari opportunità, Elsa Fornero, si è registrato un calo delle pensioni liquidate. Le nuove liquidazioni tra i dipendenti privati sono così scese del 32% per le pensioni di anzianità e anticipate e del 57% per la vecchiaia. Il motivo? “L’elevazione del requisito di anzianità contributiva” e “dell’innalzamento dell’età pensionabile”, spiega l’Inps. Calano del 50% – “in virtù dell’innalzamento dei requisiti d’accesso” – anche le pensioni di anzianità/anticipate e quelle di vecchiaia per i dipendenti pubblici. “L’età media di ingresso al pensionamento di anzianità/anticipata è di 61 anni, con un’anzianità contributiva pari in media a 39,6 anni, mentre – spiega l’Inps – per le nuove pensioni di vecchiaia l’età media dei titolari alla decorrenza è di 65 anni con un’anzianità contributiva media pari a 32,4 anni”.
Discorso diverso per i lavoratori autonomi, in questo caso – “per un effetto di trascinamento della disciplina antecedente alla riforma Monti-Fornero” – si è infatti registrato un incremento sia delle pensioni di anzianità e anticipate (+23,7%) sia per quelle di vecchiaia (+12,1%).
L’Inps chiude il 2013 in rosso, ma “il sistema tiene”
Infine, nel 2013 l’Inps ha chiuso con “un saldo negativo di 9,9 miliardi di euro”. Un ‘buco’ dovuto “in larga parte” all’ex Inpdap. Il patrimonio netto – pari a 7,5 miliardi di euro (dato pre-consuntivo) e che migliora tenendo conto della legge di Stabilità – permette però all’Inps di ribadire che “la sostenibilità del sistema pensionistico” non è a rischio. Un ottimismo dovuto anche alla convinzione secondo cui nei prossimi anni le riforme degli anni scorsi andranno a regime “con conseguenti risparmi significativi e crescenti nel tempo. Il disavanzo dell’Istituto è quindi temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza italiana”. Tutto questo comporterà “un progressivo miglioramento dell’equilibrio gestionale”.
Sarebbe ora che l’Istituto sconfessasse le cifre catastrofiche elargite da Renzi in ordine a mancato adeguamento a costo della vita per anni 2012 – 2013 – 2014 – 2015. E che spiegasse altresì quanto invece siano state e siano ben valutate le possibili variazioni della spesa per pensioni in rapporto alle variazioni di finanziamento da contribuzione
Come mai un datore di lavoro che non versa i contributi obbligatori trattenuti al dipendente, ha un penale a suo carico mentre al responsabile pubblico che pur trattenendo a tutti i dipendenti statali le trattenute obbligatorie (inpdap) e non versande nelle casse dello stato a lui non lo si porta neanche in tribunale ????
Anzi i politici hanno caricato all’Inps (a carico dei privati) l’intero valore debitorio mettendola in ginocchio e rendendo le pensioni dei privati ad una miseria ????
Dal giornale Inps
L’Inps chiude il 2013 in rosso, ma “il sistema tiene”
Infine, nel 2013 l’Inps ha chiuso con “un saldo negativo di 9,9 miliardi di euro”. Un ‘buco’ dovuto “in larga parte” all’ex Inpdap. Il patrimonio netto – pari a 7,5 miliardi di euro (dato pre-consuntivo) e che migliora tenendo conto della legge di Stabilità – permette però all’Inps di ribadire che “la sostenibilità del sistema pensionistico” non è a rischio. Un ottimismo dovuto anche alla convinzione secondo cui nei prossimi anni le riforme degli anni scorsi andranno a regime “con conseguenti risparmi significativi e crescenti nel tempo. Il disavanzo dell’Istituto è quindi temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza italiana”. Tutto questo comporterà “un progressivo miglioramento dell’equilibrio gestionale”.