Usa 2016. L’ultimo duello Trump-Clinton | T-Mag | il magazine di Tecnè

Usa 2016. L’ultimo duello Trump-Clinton

Il terzo e ultimo dibattito tra i due pretendenti alla Casa Bianca è stato caratterizzato dai toni più presidenziali, con maggiore attenzione ai temi affrontati. Almeno nella prima parte
di Fabio Germani

Il tutto per tutto, in fondo, se lo giocavano entrambi. Donald Trump da un lato, costretto a rincorrere la rivale e a riabilitare la sua immagine dopo le polemiche delle ultime settimane. Hillary Clinton dall’altro, che aveva dalla sua l’occasione di affondare il colpo e allargare le distanze – nei sondaggi soprattutto, che già la premiano abbastanza – dal candidato repubblicano. Quello che si è tenuto alla University of Nevada di Las Vegas – ultimo dei tre dibattiti presidenziali, moderato da Chris Wallace di Fox News – è stato probabilmente il migliore confronto tra i due pretendenti alla Casa Bianca (che no si sono stretti la mano, né prima né dopo). Perché per la prima una cospicua parte del dibattito è stata effettivamente dedicata ai temi cari ai cittadini americani, evitando attacchi frontali e privilegiando gli argomenti. Poi, sullo scadere, le consuete punture di spillo. Con Trump – tre occasioni su tre – che si è messo con le spalle al muro. Un autentico autogol. Procediamo allora con ordine.

trump_clinton_debate

QUESTIONI INTERNE
In un primo momento Trump ha assunto una “postura” decisamente presidenziale, foraggiando il proprio elettorato di riferimento con i più alti vessilli conservatori. A cominciare dalle nomine dei giudici della Corte suprema, che con lui alla Casa Bianca saranno esponenti pro-life, auspicando la fine della legge Roe vs. Wade. Hillary Clinton ha difeso il diritto delle donne all’aborto, ma Trump non si è lasciato intimorire. Sulle armi entrambi i candidati hanno difeso il secondo emendamento (che garantisce ai cittadini di possederne una), con una differenza sostanziale: Clinton ha ribadito il suo impegno a ridurre l’impatto e la violenza, allo scopo di evitari morti e stragi. Sul piano economico il discorso è stato piuttosto incentrato sul tema delle tasse. Che per Clinton il tycoon di New York intende abbassarle, sì, ma ai ricchi e alle aziende, mentre per il secondo sarà l’ex First Lady a raddoppiarle: “Il suo piano fiscale è un disastro”, ha detto. “Raddoppierà le tasse, anche se lo maschera con la promessa di università gratuite”. Di qui l’accusa reciproca: l’uno convinto che il debito si innalzerà ancora, l’altra che rivendica il percorso già avviato dall’amministrazione Obama di contenerlo, il debito. Infine, l’immancabile tema sull’immigrazione. Questo, lo sappiamo bene, è un cavallo di battaglia di Trump il quale ha promesso controlli rigidi ai confini. L’ex segretario di Stato ha perciò ricordato i 15 milioni di famiglie immigrate e i quattro milioni di bambini nati in America da genitori stranieri che rischiano di restare separati. Ma questo, ha anche specificato, non vuol dire aprire le porte a chiunque. Il rispetto della legge riguarderà tutti, immigrati compresi.


Clinton e Trump sul tema aborto

POLITICA ESTERA E COMMERCIO
La Russia al centro del dibattito quando l’attenzione è passata sulla politica estera e Valdimir Putin convitato di pietra. Clinton ha accusato Trump di fare il gioco del Cremlino, specialmente quando ha invitato gli hacker russi a spiare. Ma Trump ha risposto di non conoscere Putin, solo che è più furbo di Clinton e Obama e per questo non lo amano. Spostando poi il confronto sulle questioni mediorientali, Clinton ha specificato di non volere inviare militari statunitensi in Iraq (dove in queste ore è in corso la battaglia per la riconquista di Mosul, roccaforte del sedicente Stato islamico). Ma Trump ha criticato le modalità strategiche, in pratica annunciate, con le milizie dell’Isis in grado perciò di organizzarsi adeguatamente. Anche sulla Siria la spaccatura è netta. La candidata democratica si dice convinta dell’opportunità di una no-fly zone, per Trump in molti casi i rifugiati siriani sono di fatto esponenti dell’Isis. Per quanto riguarda gli accordi commerciali internazionali, la posizione di Trump è da sempre nota: non li vuole. Chi invece ha illustrato un piano diverso è stata proprio Clinton, la quale stavolta ha dichiarato in maniera più risoluta di essere contraria tanto al TPP (Partenariato Trans-Pacifico) quanto al TTIP (Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti). Una decisione maturata dopo avere visto le intese, per cui – ha dichiarato – sarà sua intenzione da presidente rivedere quanto fin qui stabilito per tutelare i posti di lavoro statunitensi.

ATTACCHI FRONTALI
Meno delle altre volte, ma non sono di certo mancati. Al solito si è parlato di donne e mail. Nel primo caso Trump ha sostenuto che la campagna di Clinton ha usato in modo del tutto strumentale le testimonianze di donne che hanno accusato il tycoon di molestie. E sulle mail ha ribadito che la rivale ha distrutto 33mila documenti in modo illegale. E ancora, ha definito la Clinton Foundation una società criminale (per aver ottenuto finanziamenti da Stati quali l’Arabia Saudita). Di contro, Hillary Clinton ha risposto che almeno la fondazione di famiglia ha finanziato qualcosa di buono, progetti per aiutare le persone. La Trump Foundation, invece, ha raccolto fondi per pagare un ritratto di The Donald di due metri. Altro attacco di Clinton in chiave politica estera: mentre lei lavorava al raid che portò all’uccisione di Osama bin Laden, il rivale conduceva reality show.

L’AUTOGOL
A un certo punto, però, Trump è caduto in un errore che secondo molti analisti ha decretato la sua sconfitta al terzo dibattito presidenziale. Da giorni Trump sta accusando il sistema dei media di non essere imparziale, di parteggiare per Clinton e nelle ultime ore ha rincarato la dose sostenendo la possibilità di brogli l’8 novembre, quando si voterà, ai suoi danni. Per questa ragione, a domanda diretta, ha risposto di pensare quando sarà il momento se accettare l’esito delle elezioni, quindi un’eventuale sconfitta. Una mossa, secondo Clinton, che equivale ad un colpo alla democrazia americana.


Trump sull’esito delle elezioni: Ci penserò quando sarà il momento

COSA SI DICE
Come anticipato all’inizio, secondo molti analisti e commentatori è stato il dibattito più interessante dei tre andati in scena tra Clinton e Trump. Se osserviamo i temi affrontati, grossi colpi di scena non ve ne sono stati. I due hanno piuttosto ribadito concetti già espressi e anche gli attacchi frontali non hanno intrapreso nuove strade, per così dire. A rendere perciò migliore, qualitativamente, questo confronto è stata la volontà di entrare più nel merito delle questioni, cosa che ad esempio non era avvenuta allo stesso modo durante il primo dibattito. Clinton è apparsa alquanto preparata e concentrata, Trump confusionario, ma più convincente. Il sondaggio Cnn/Orc ha premiato ancora una volta Clinton, con il 52% dei favori contro il 39% del rivale repubblicano.


Gli “appelli” conclusivi di Clinton e Trump

@fabiogermani

Le puntate precedenti:
Usa 2016. I media al fianco di Hillary
Usa 2016. Il difficile weekend di Trump
Usa 2016. L’importante ruolo del vicepresidente
Usa 2016. I costi della cattiva condotta della polizia
Usa 2016. Trump-Clinton, il primo round

 

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