Se anche la scuola diventa “smart”
Se la flessibilità di orari e sedi di impiego sembrano dare buoni risultati in termini di produttività del lavoro e soddisfazione personale (almeno stando ad alcuni studi in materia), perché non ricercare lo stesso aumento di rendimento applicando la flessibilità – nei limiti del possibile – anche nelle scuole? Nel giro di qualche anno si avranno in Italia risultati analizzabili in questo senso, grazie all’esperimento che l’istituto superiore “Ettore Majorana” di Brindisi avvierà in alcune classi dal prossimo anno scolastico, posticipando la prima campanella, e quindi l’inizio delle lezioni, alle dieci. L’obiettivo è quello di rispettare al meglio l’orario biologico degli studenti per migliorarne la quantità e qualità del sonno e quindi le capacità mnemoniche.
L’idea prende le sue basi scientifiche dalle tesi secondo cui i ragazzi tra i 14 e i 24 anni non solo dovrebbero dormire in media 9 ore per notte, ma sarebbero portati, per ritmi biologici, a dormire più tardi, quindi essere più attivi di notte, a discapito dell’attenzione che dovrebbero avere nelle ore mattutine.
Secondo queste indicazioni infatti gli adolescenti, fermo restando l’orario scolastico delle otto, dovrebbero andare a dormire prima delle 22 per essere produttivi e non svegliarsi già stanchi, come capita a molti.
Oltre ai benefici sul sonno, l’orario posticipato produrrebbe quindi effetti positivi anche sull’apprendimento e di conseguenza sul rendimento scolastico come dimostrano altre sperimentazioni condotte in istituti che hanno dapprima adottato lo stesso metodo della scuola superiore brindisina. Già nel 2010 infatti una scuola del Rhode Island, posticipando l’orario della prima lezione solo di una mezz’ora – alle otto e mezzo – ha riscontrato da subito un numero inferiore di visite sanitarie correlate alla stanchezza, un maggiore rispetto delle otto ore necessarie al riposo e una miglior frequenza degli studenti alle lezioni. I migliori risultati scolastici sono stati testimoniati anche da uno studio condotto sempre negli Stati Uniti, su 9000 studenti di otto scuole pubbliche che, dopo un semestre di lezioni alle otto e mezzo, riportavano voti più alti in matematica, inglese e scienze. Più simile è invece un esperimento avviato in cento scuole del Regno Unito che, grazie al progetto TeenSleep, che hanno spostato l’orario di entrata alle dieci per monitorare gli effetti dello svegliarsi più tardi su bambini e adolescenti e i cui risultati si aspettano per quest’estate.
L’iniziativa sarà sicuramente ben accetta dagli studenti, ma potrebbe anche innovare la scuola italiana introducendo quella autonomia concessa solo a particolari istituti. Certo è che la flessibilità dell’orario sarà comunque limitata perché, pur rispettando l’orologio biologico poco mattiniero degli adolescenti, non si potrà prescindere dalle ore di studio, dalle lezioni frontali e “dall’orario di vita”, che deve tener conto dei professori, degli impegni extra-scolastici degli studenti e anche dell’orario lavorativo dei genitori.