Il mercato del lavoro migliora, ma il recupero dei 25-34enni è troppo lento
«A marzo 2018 si conferma la ripresa dell’occupazione nell’anno in corso, dopo la battuta d’arresto osservata a fine 2017. Un aspetto di rilievo nell’ultimo mese è la crescita dell’occupazione giovanile (+68 mila occupati 15-34enni)», scrive l’Istat a proposito degli ultimi dati diffusi sul mercato del lavoro. Le rilevazioni di marzo, insomma, confermerebbero la ripresa occupazionale. Che tuttavia, pur presentando segnali positivi, è ancora sintomatica di alcune lacune che hanno interessato specifiche classi di età, e in particolare i giovani 25-34enni.
Diversi elementi hanno contribuito alla perdita di posti e occupati. Il recupero, nonostante la ripresa, appare lento e altalenante. E molto c’entra il lavoro che cambia secondo modelli economici e di business del tutto nuovi rispetto a dieci anni fa (dal salto in avanti compiuto dalla tecnologia all’automazione dei processi produttivi, fino all’esigenza di avere in azienda personale qualificato con competenze difficili da reperire sul mercato, altro problema atavico in Italia), senza dimenticare, ovviamente, la crisi economica di cui gli strascichi si fanno sentire ancora oggi.
La classe di età 25-34 anni è tra quelle che ha presentato le maggiori difficoltà, negli anni della crisi. I dati di marzo sono positivi, però: su base mensile la variazione degli occupati segna +1,5%, +0,1% sull’anno. Il tasso di occupazione, in questo segmento, si attesta al 62%, +0,9% su mese e +0,8% sull’anno. Eppure – emerge analizzando le serie storiche dell’Istat, in linea con le osservazioni precedenti – risalta agli occhi il dato nello stesso periodo del 2007. Allora il tasso di occupazione si attestava al 69,8%, nel 2008 al 70,3%. Il tasso di disoccupazione – che oggi è al 16% tra i 25.34enni – era all’8,4% sia nel 2007 sia nel 2008. Analogo l’andamento degli inattivi, coloro che non lavorano né sono in cerca. Oggi il tasso di inattività si attesta al 26,3%, dieci anni fa era pur sempre alto, ma su valori inferiori rispetto agli ultimi registrati (23,2% a marzo 2008). Nel frattempo, però, si è accentuato anche il distacco – all’epoca non così largo – con la classe di età successiva, 35-49 anni (rispettivamente 23,2% e 19,8% a fronte degli attuali 26,3% e 19,5%). Non si può escludere, insomma, l’aumento nell’ultimo decennio degli scoraggiati tra i (lavoratori) più giovani.