Migranti, attenzione alle parole che si usano
L’emergenza migranti di questi giorni obbliga i cittadini ad una serie di riflessioni. Un aiuto potrebbe giungere dalle definizioni utilizzate per spiegare lo stato di attenzione nei confronti delle persone che via mare stanno arrivando in Italia per lo più dalla Tunisia. L’uso appropriato delle parole, ad esempio, viene affrontato da Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr). “Il termine che va per la maggiore, il più inflazionato e utilizzato – scrive Boldrini sul suo blog – è senza dubbio ‘clandestino’ che porta sempre con sé qualcosa di negativo, un carico di pregiudizio. Clandestino è una persona che si deve nascondere, che è pericolosa: usare questo termine significa bollare le persone che arrivano in Italia prima di sapere chi sono. Vengono chiamati ‘clandestini’ i migranti irregolari che arrivano via mare per motivi economici, per cercare un lavoro e mandare i soldi a casa. Ma anche chi sulla carretta c’è dovuto saltare per mettersi in salvo e arrivare in un posto sicuro, i richiedenti asilo”. Dunque, osserva l’esperta, “giuridicamente esistono i migranti irregolari e i richiedenti asilo”.
“Usare la parola ‘clandestino’ – agginge – non è un’ esemplificazione. Significa contribuire ad alimentare la paura, l’ansia e avvelenare il pozzo poco a poco. Perché il linguaggio condiziona fortemente la percezione del fenomeno”.
[…] da attribuirsi allo stesso Berlusconi dopo una riunione a Palazzo Chigi di oggi). Proprio ieri citavamo il blog di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati […]