L’insostenibile leggerezza del divenire
Non si cerca più la felicità ma la perfezione. La mente partorisce l’immagine di un essere ideale e se le caratteristiche di questa proiezione non coincidono con la percezione dell’essere reale, ci si sente inadeguati e soli. Nel tentativo di ricomporre un’identità scomposta s’incontrano gli altri per valutare quanto si è difformi al confronto, attivando relazioni tendenzialmente capaci di rassicurare un io imperfetto alla ricerca di un’immaginaria perfezione. Questo tentativo è reso difficile dal fatto ciò che era prima – e i valori in cui si credeva – sono messi continuamente in discussione dalla virtualità del verosimile, dove la bellezza assume lo status di categoria universale. Si reagisce manifestando atteggiamenti di vera e propria conflittualità, con un distacco che si ingigantisce e colora di insofferenza – quando non addirittura di ostilità – in un crescendo di contenuti e toni quanto più si accompagna a reciproci disconoscimenti e incomprensioni. Si diffonde il sentimento di un’identità mancata, subordinata a criteri estetici ma – parallelamente – cresce l’esigenza di un nuovo io, capace di affermare una nuova identità da far emergere dalle poche esperienze pregresse.