Generazioni zapping
Le nuove generazioni dello zapping, rimescolando e (ri)orientando i materiali che hanno a disposizione danno corpo a nuovi immaginari, indotti dai vari mezzi di comunicazione, ma rivissuti appunto come propri. Forse è anche per questo che i cittadini non sembrano più rincorrere i miti, surrogandoli con personaggi improbabili “usa e getta”, che di volta in volta sono veline, calciatori, cantanti, attori che affollano le tante isole di quella scatola di ombre cinesi capovolte che è la televisione.
Per dirla con Galimberti “questa è una cultura del risparmio emotivo, un prodotto dello schermo, dove le parole non sono più dette, ma viste. L’elemento proprio del linguaggio è il suo essere in relazione con l’altro, una forma di apertura e di dialogo. Originariamente le parole servivano per trasmettere suggestioni, suscitare fascino, creare meraviglia, cercare di far sentire qualcosa a qualcuno che, con te, le condivideva. Nell’uso odierno, televisivo del linguaggio, le parole non si dispongono per permettere di riconoscersi nel discorso, ma si presentano come una recita da eseguire, una lingua che si parla da sola.”
Molto interessante la citazione: da quale intervento/libro di Galimberti è tratta?