Crescono i consumi ma più ancora gli sprechi
La crisi che sta avvenendo a livello mondiale sta mettendo in luce l’enorme disparità tra il Nord e il Sud del mondo. Questo divario poggia sulla disponibilità di risorse e su quanto queste risorse siano utilizzate per produrre reddito e benessere. A grandi disponibilità di risorse corrispondono forti limitazioni all’accesso allo sviluppo che, oltre a essere crescita quantitativa è anche, soprattutto, miglioramento delle condizioni sociali, di accesso ai diritti.
È quindi un contrasto non solo fondato sul bisogno di libertà ma, soprattutto, qualcosa che attiene alla sopravvivenza di popolazioni che sono sottoposte a regimi dittatoriali che controllano le risorse naturali e il capitale umano, che hanno, come interesse prioritario, quello di limitare le opportunità di sviluppo.
Da un lato un prelievo indiscriminato, dall’altro un Sud del mondo che subisce il ritardo di sviluppo dovuto all’esportazione di risorse strategiche senza che questo significhi creare un processo di crescita sostenibile. C’è un nesso che lega la negazione dei diritti e l’uso indiscriminato delle risorse: il caso degli stabilimenti cinesi che producono oggetti di alta tecnologia che in occidente fanno tendenza è balzato sulle pagine dei giornali per il numero di suicidi e per il prezzo imposto alle fabbriche per partecipare a questa avventura industriale.
E questo, visto dal punto di vista occidentale, significa anche un incremento dei consumi di beni legato alla crescente disponibilità di prodotti a basso costo: non a caso la ricetta proposta dai governi per reagire alla crisi economica è stato quello di far ripartire i consumi, sic et simpliciter. Sempre più spesso siamo assaliti dalle offerte speciali, dal “sottocosto”: ma questo costo, da qualche parte del Mondo, qualcuno lo sta pagando per noi, in termini di diritti negati, di danni all’ambiente e alla salute, di futuro bruciato.
Ma è opportuno porsi il dubbio che i consumi oggi siano legati anche a un incremento dello spreco: una maggior produzione di rifiuti derivanti da processi di acquisto non più basati sulla sobrietà bensì su consumi spesso compulsivi e non originati da bisogni reali.
Affrontare il ragionamento su quanto lo spreco rappresenti una delle determinanti della società attuale, con i problemi connessi di inefficienza, disparità, inquinamento, esclusione, deve rappresentare una priorità, ancor più in questa fase dove è necessario ripensare al modello di sviluppo.
Chi muore in mare, cercando di fuggire dalla fame e dalla dittatura, ha, dietro di sé, un futuro senza speranza e la scommessa di pagare per salire sui barconi è il prezzo che viene pagato per scappare dall’inferno.