Kill Bin. Obama chiude i conti con il mostro
Il 31 dicembre 2006, all’indomani dell’impiccagione di Saddam Hussein, Vincenzo Cerami scriveva sulle pagine del Messaggero: “La ‘pubblicità’ della pena è nel concetto stesso di giustizia. Se provassimo a immaginare Saddam Hussein giustiziato lontano dalle macchine fotografiche e dalle telecamere, oggi vivremo nel dubbio su ciò che è accaduto. Si troverebbe sempre chi è pronto a giurare che egli è ancora vivo e operante. Quelle foto non bastano a far luce nei retroscena della tragedia. Questo compito tocca agli storici”.
Dinanzi alla notizia dell’uccisione di Bin Laden ci troviamo sostanzialmente al cospetto della politica del sospetto paventata da Cerami cinque anni fa. Non vogliamo aizzare gli animi dei cosiddetti cospirazionisti, anzi, tutt’altro (e anche qui spetterà agli storici analizzare gli sviluppi della vicenda). Certo è, allo stesso modo, che la mancanza di una immagine – una soltanto – che attesti ciò che “realmente è accaduto” presta il fianco ai fautori del complottismo. Fonti governative hanno reso noto che l’esame del dna conferma la morte di Bin Laden. Può bastare? Siamo pronti a scommettere che i detrattori delle versioni ufficiali saranno pronti a smentire qualsiasi cosa e, alla prima occasione utile, l’esatto contrario.
D’altra parte Obama – è facilmente preventivabile – si è aggiudicato anzitempo il secondo mandato alla Casa Bianca, o quasi almeno. Come faceva notare oggi il Post durante il liveblogging, infatti, il presidente statunitense in campagna elettorale potrà vantare la conclusione della guerra in Iraq, la “cattura” di Bin Laden (vivo o morto per gli americani non avrebbe fatto differenza) e il ritiro delle truppe dall’Afghanistan (previsto per i prossimi mesi). Insomma, un autentico successo in politica estera. La scorsa settimana inoltre – è bene ricordarlo – Obama aveva mostrato al mondo il suo certificato di nascita, alla faccia di quanti hanno sempre sostenuto l’origine africana del presidente. Il quale, sull’argomento, ha scherzato durante la recente cena con i corrispondenti prendendo di mira Donald Trump, fervente sostenitore della sua non-americanità: “Adesso che è svelato il mistero sulla mia nascita, potrà dedicarsi a verificare se veramente ci sia stato il primo uomo sulla luna o alle sorti di Biggie e Tupac (i due famosi rapper uccisi in circostanze non ancora risolte alla fine degli anni ’90, ndr)”. E qualcuno su Twitter ha ironizzato proprio sulle “crociate” del famoso magnate: “Ora Trump vorrà vedere il certificato di morte di Bin Laden”. Ma la facezia, al di là del coro di soddisfazione, non va oltre la realtà. Non è da escludere che, presto o tardi, qualcuno chiederà all’amministrazione Obama di rendere conto sulla “notizia del secolo”.