La fine del mondo? Dipende tutto dall’uomo
Sembra che l’uomo abbia di tanto in tanto la necessità organica di credere alla più nefasta delle profezie. Che senta il bisogno, insomma, di temere il peggio in un dato momento della propria esistenza. Cosicché verificò, nonostante i timori del tempo, che il mondo sarebbe sopravvissuto all’anno mille come all’anno duemila, Nostradamus permettendo. E neppure il millennium bag provocò tutti i danni paventati alla vigilia.
Ma ecco che la storia ciclicamente si ripete. E domani a Roma c’è già chi ha anticipato la classica gita fuori porta della domenica al mercoledì, a causa della panzana riguardo un possibile terremoto che dovrebbe verificarsi nella città eterna l’11 maggio. Domani, appunto. La “profezia” è stata attribuita da qualche buontempone a Raffaele Bendandi, noto sismologo autodidatta che a detta dei suoi sostenitori fu in grado di prevedere alcuni terremoti attraverso un metodo tuttavia non riconosciuto dalla scienza ufficiale. Il punto però è un altro: non si tratta di sentenziare aprioristicamente sull’efficacia o meno del metodo Bendandi (circostanza che non compete certo questa sede, oltretutto) bensì di sbugiardare la previsione mai avvenuta del terremoto a Roma tra le 103 che lo pseudoscienziato avrebbe lasciato in eredità alla sua morte (ma con ogni probabilità non così a lungo termine), avvenuta nel 1979. Eppure nella capitale – roba da non credere – è stato registrato per domani un incremento del 18 per cento delle ferie rispetto al 2010 (i dati sono relativi ai dipendenti pubblici).
Tra papi neri – figure la cui materializzazione è stata talvolta auspicata da diversi dirigenti del Pd per sconfiggere alle elezioni Berlusconi – e profezie Maya che tanto hanno contribuito alla fortuna di Hollywood e di vari best seller, la psicosi che si propaga da un essere umano all’altro pare non avere confini.
Noi, piuttosto, apparteniamo alla vecchia scuola di pensiero secondo cui il mondo avrà fine quando l’uomo lo avrà spremuto sino all’ultima risorsa disponibile. Forse è il nostro egoismo che dovremmo mettere a freno. E poi, parliamoci chiaramente: perché mai i romani dovrebbero essere privati dell’attesa del 2012, annus horribilis secondo una vaga interpretazione del calendario Maya?
Confidiamo, domani, di raccontare su queste pagine un’ordinaria giornata italiana. Se così non sarà, ci scusiamo anticipatamente per la frivolezza con cui abbiamo affrontato l’argomento.
[…] non sono state registrate attività tali da temere il peggio. E dunque, per adesso, la nostra “scommessa” sembra vinta. Certo, è ancora presto per cantare realmente vittoria. La giornata è ancora […]