Il conflitto d’interessi: un’arma a doppio taglio
Ad alcuni sembrerà il momento meno opportuno per tirar fuori il tema del conflitto d’interesse del premier, eppure per molti motivi non è così. Nanni Moretti dice in un suo film che è sempre il momento giusto per una commedia, e se è vero questo allora è sempre il momento giusto anche per parlare di quella che da troppi anni resta in cartellone in questo Paese. In particolare a questo proposito assume una certa rilevanza lo strapotere mediatico di Silvio Berlusconi, e del limitato effetto che sui risultati elettorali, di volta in volta, questo finisce per avere. Il Cavaliere ha perso diverse volte le elezioni in Italia, e questo turno amministrativo non inaugura necessariamente una stagione né è sufficiente a garantirne un trend. Repubblica ha definito questo turno delle amministrative come “l’amaro risveglio” dell’ex imbattibile: una sintesi semplicistica e che non tiene conto delle sconfitte di Berlusconi contro Prodi. Quello dell’imabittibilità di Berlusconi, quindi, è un mito almeno quanto lo è quello del peso determinate dei media per le sue affermazioni. Berlusconi perde quando gioca male, e vince quando gli altri giocano peggio di lui. Il conflitto di interessi esiste ed è un problema, ma ha un valore evidentemente tutto costitutivo. Addirittura si potrebbe dire che funziona da amplificatore dello stato di forma politica del Cavaliere. Quando il Cav. è in buone le sue tv lo mostrano in tutto lo splendore dell’imbattibile, quando invece – come adesso – è in disgrazie, il conflitto di interessi affila un’altra lama che ferisce per lo più chi lo brandisce.