Il Cavaliere sconfitto è nelle mani del Senatùr
Le cose a Milano stanno evidentemente peggio di come si pensava. Il Paese era in attesa che da via Bellerio il vertice della Lega lasciasse trapelare la rotta che Bossi avrebbe seguito da qui al ballottaggio milanese, ma era difficile aspettarsi quello che è suonato – a patto d’essere confermato – praticamente come uno sciogliete le righe.
Di fronte a una sfida elettorale in salita non c’era niente di peggio che ventilare alle truppe la prospettiva di una crisi di Governo in caso di sconfitta, perché nel popolo della Lega ci sono molti che da molto tempo vogliono concludere questa esperienza, e quindi è verosimile che la quota di quanti non voteranno e non s’impegneranno potrebbe salire proprio in ragione dei rumors che si diffondono intorno alla posizione che potrebbe assumere il leader.
Di fronte a questo scenario sempre più probabile gli interrogativi sul day after restano però ancora in piedi. Perché Bossi potrebbe anche decidere di staccare la spina, ma sarebbe comunque Berlusconi a determinare l’intensità dell’agonia. Il momento è delicato perché sul piatto finiscono immediatamente tutti gli obiettivi sensibili: Governo, Quirinale e destini giudiziari. Mai come ora quello sciagurato decreto che il Premier voleva emanare per il caso Englaro rischia – nel metodo – di tornare all’ordine del giorno. Berlusconi consentirà alla natura di fare il suo corso o si accanirà alla ricerca di una cura tampone? I sintomi sono fuori controllo. Da qui sembra che non ci sia alternativa alla sola terapia del dolore.