Il Governo ora è incastrato in un vicolo stretto
La sorpresa che Bossi e Berlusconi avrebbero dovuto fare ai cittadini milanesi ormai non è più tale. Le 100 ore che il Cavaliere ha trascorso lontano dalle telecamere, dopo lo schiaffo elettorale di Milano, gli sono evidentemente servite per trovare un accordo con Bossi, ormai determinato a capitalizzare il ruolo di alleato fedele del Pdl. E così è tornata all’ordine del giorno l’annosa questione del trasferimento di alcuni ministeri al nord Italia, obiettivo che concederebbe a Bossi il minimo necessario per continuare a tenere in piedi il quarto governo Berlusconi. Un gesto disperato che Rosy Bindi ha definito una proposta alla Totò, e il cui annuncio sinceramente non sembra affatto in grado di invertire il trend del voto milanese. E il punto è proprio questo, perché si ha la netta sensazione che Berlusconi non stia più trattando con Bossi per garantire il massimo dell’appoggio alla Moratti, e che di conseguenza la partita si sia spostata ormai completamente sulla tenuta del Governo, messa in predicato dalla giustificata irrequietezza leghista. Non si sa quanto realmente Bossi voglia i ministeri al nord. Forse vuole solo rompere e tornare al voto, e per farlo è all’affannosa ricerca di qualcosa che possa ragionevolmente (secondo i suoi standard) chiedere e che Berlusconi non possa dargli. L’operazione intanto garantirebbe a Berlusconi di tirare avanti ancora un po’ senza problemi sul fronte dell’alleato padano, ma lo metterebbe – e di fatto lo ha già messo – nella complicata condizione di gestire quanti nel Pdl di una cosa del genere non vogliono neanche sentire parlare. Berlusconi ha imboccato un vicolo stretto, e non ha alternativa che percorrerlo fino in fondo, con tutta l’angoscia che deriva dalla forte possibilità che si tratti di un vicolo cieco.