Web e media, ecco la convergenza degli strumenti
Referendum, informazione, internet e giornalismo. È una chiacchierata a tutto tondo quella che T-Mag ha avuto con il direttore di Europa, Stefano Menichini. Lo spunto è l’inadeguatezza dei media che, a nostro avviso, hanno promosso un’informazione del tutto insufficiente rispetto ai quesiti proposti dai referendari. “La pochezza dell’informazione attorno ai referendum non è una novità – spiega Menichini –, infatti questo è uno dei motivi per cui storicamente è piuttosto difficile raggiungere il quorum, la fatidica metà più uno degli elettori”.
“Le cose – prosegue – sono andate meglio negli ultimi giorni, almeno per quanto riguarda l’informazione televisiva, anche grazie ai numerosi richiami dell’Agcom. E salvo, naturalmente, quando il Tg1 e il Tg2 hanno clamorosamente sbagliato le date del voto. A tutto ciò, infine, si aggiunga una obiettiva ingerenza del governo e della maggioranza che hanno dimostrato un certo interesse a far saltare il referendum”. Eppure non solo i telegiornali, ma anche alcuni quotidiani hanno garantito poco spazio alla discussione sulle materie referendarie. “In questo senso, però – chiarisce il direttore di Europa –, c’è da dire che il referendum è capitato in un momento particolare dell’agenda politica, subito a ridosso dell’importante voto amministrativo che ha segnato una svolta con la netta vittoria del centrosinistra. Può essere perciò comprensibile il motivo che ha spinto i giornali ad occuparsene marginalmente in un primo momento. Ma anche qui si è poi rimediato, considerando che da molti è stato attribuito ai quesiti un significato politico”.
È a questo punto che interrompiamo Menichini spostando l’attenzione sulla rete e sul ruolo esercitato in assenza degli altri media. Un tema che è stato inoltre dibattuto mercoledì al Teatro Capranica di Roma, durante l’adunata dei servi del Cav. organizzata dal Foglio di Giuliano Ferrara. È stato il direttore del Tempo, Mario Sechi, a enfatizzare internet quale piazza non più esclusivamente virtuale in grado di creare consensi e spostare voti. Anche il centrodestra sta “scoprendo” internet? “Ho gradito il suo intervento – ci confida Menichini –, Sechi si è concentrato sulla vittoria di Pisapia, ma ho come l’impressione che abbia amplificato la portata dei risultati di Milano. È pur vero, tuttavia, che la rete ha contribuito alla definizione di un clima sulla città. Ad esempio, qualsiasi cosa detta o fatta da Letizia Moratti veniva commentata ironicamente sul web. E questo è stato un elemento di non poco conto”. Ancora una volta nell’ultima campagna elettorale sono andati forti i temi radicalizzati di Beppe Grillo, ma qualche rimbrotto dai suoi sostenitori neppure lui se lo è risparmiato. Come quando all’indomani della vittoria di Pisapia, il neoeletto sindaco di Milano è stato immediatamente ribattezzato Pisapippa. “È il segno che la rete è ormai un luogo eterogeneo dove nessun guru può sentirsi esente da critiche o rimproveri”, osserva Menichini.
Tornando a parlare della dicotomia tra rete e media tradizionali, il direttore di Europa tiene invece a evidenziare la convergenza degli strumenti: “Una buona parte del mio lavoro si divide tra la confezione del giornale, l’aggiornamento del sito e l’interazione sui social network dove tengo il polso degli eventi (Menichini ha anche un suo spazio all’interno del Post di Luca Sofri, ndr). La sensazione – aggiunge – è che le testate, diciamo di stampo tradizionale, abbiano ancora dalla loro una forte credibilità poiché il lettore avverte che dietro c’è una struttura fattore di garanzia. Una posizione, quest’ultima, che stanno iniziando a ritagliarsi anche i maggiori quotidiani online”.
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