L’ispirato Di Pietro le sta indovinando tutte…
Cosa sta succedendo ad Antonio Di Pietro? Ma forse la domanda più corretta è: a cosa mira? Il leader dell’Italia dei valori è irriconoscibile, non sembra più lui. Da qualche settimana ha sotterrato l’ascia di guerra e rilascia dichiarazioni mai sopra le righe. Non più anatemi contro il Cavaliere – o almeno non nello stile che conosciamo –, non più frasi scomposte. Il cambio d’abito dell’Idv nel segno della responsabilità è iniziato a pochi giorni dalle amministrative, dopo la sbornia per le vittorie di Pisapia a Milano e di De Magistris a Napoli. Quando i partiti dell’opposizione sono scesi in campo per la campagna referendaria Di Pietro è stato il solo ad accantonare “la spallata”, vale a dire quel voto che a detta di molti avrebbe dovuto infliggere il colpo decisivo a Silvio Berlusconi. “No”, tuonò a un certo punto Di Pietro. “Sarà un voto per il Paese, altro che spallata”. Cosicché l’indomani, raggiunto il quorum, l’ex pm ha rivendicato il successo del suo lungo impegno in vista del referendum. Precisando nuovamente: “Ha vinto l’Italia, non il centrosinistra. È la vittoria di tanti cittadini appartenenti a diversi partiti. Ora noi dobbiamo lavorare per costruire un’alternativa credibile”.
Quasi contemporaneamente il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, chiedeva la testa del premier (secondo Luca Ricolfi, intervistato qualche giorno fa da Linkiesta, così facendo Bersani “ha mostrato di ignorare le regole più elementari della democrazia liberale”, mentre Di Pietro al confronto è sembrato uno statista). I due si sono invertiti i ruoli, qualcuno ha commentato sibillino. Altri analisti, invece, hanno ammesso la vittoria – più o meno personale – di Di Pietro al referendum. È lo stesso Tonino a spiegare all’Adnkronos il perché di un tale cambiamento: “Abbiamo deciso di passare alla fase due: dalla protesta alla proposta. Idv ha dimostrato di saper fare opposizione in modo costruttivo non solo denunciando per 15 anni le malefatte di Berlusconi, ma anche proponendo i temi referendari che sono stati accolti con entusiasmo dagli elettori”. Maliziosamente si potrebbe pensare che la fase due sia direttamente proporzionale al lento declino di Berlusconi: tolto il nemico di mezzo, vengono meno le ragioni del populismo che tanto lo ha caratterizzato nel tempo. Che voglia giocarsi le sue carte in caso di primarie? Staremo a vedere, ma intanto lancia il sasso: “Se il partito di maggioranza dovesse nominare Bersani non avrei nulla in contrario, ma il mio candidato ideale resta Romano Prodi”.
Certo è che adesso la storiaccia – ancora tutta da chiarire – dello scandalo a luci rosse dell’Idv in Puglia non ci voleva proprio. Ma tant’è. Di Pietro sa che può essere il suo momento e guarda oltre. E probabilmente non sarà impresa ardua scorgerlo sul pratone di Pontida, domenica. Hai visto mai che sia la Lega a suggerirgli la prossima mossa…
[…] giorno fa noi di T-Mag ci siamo chiesti a cosa mirasse Di Pietro, con il suo nuovo atteggiamento condito di un aplomb che finora non era certo stato il […]