La crisi della certezza
In questi anni si sta consumando il passaggio da un mondo del lavoro uniforme, com’è stato quello del secolo scorso, a una moltitudine di lavori diversificati e spesso sfuggenti alla classificazione tradizionale. Una pluralità di attività che si diffonde e disperde sia nello spazio che nel tempo. D’altronde in tutto l’Occidente capitalistico è calata la dimensione degli insediamenti produttivi ed è cresciuto parallelamente il numero dei luoghi dove si lavora; sono cresciuti i tipi di orario e sono calate le sincronie legate ai giorni e agli orari di attività. Tutto ciò ha avuto effetti positivi come la de-massificazione del lavoro, ma ha comportato anche la de-solidarizzazione dei lavoratori.
Per dirla con Accornero – si sta passando dalla “società del lavoro” centrata su un profilo di pienezza e stabilità, alla “società dei lavori” non classificabili e instabili. Il cambio di scenario deriva soltanto in parte dall’aver messo apparati nuovi al posto di quelli vecchi. L’innovazione più significativa è l’integrazione orizzontale fra mercati, dimensioni e tecnologie.