Come cambia l’informazione in Rete
Se non altro, i dati del Censis resi noti mercoledì avvalorano la tesi di coloro – anche qui a T-Mag ci abbiamo messo del nostro – che tra maggio e giugno hanno considerato gli esiti elettorali il risultato di una ostentata fase di rinnovamento che trova nella Rete un passaggio cruciale, con la imponente partecipazione online di attivisti e semplici cittadini. Per la prima volta, infatti, è stata superata la soglia del 50 per cento degli utenti in internet, strumento vieppiù alla portata di tutti e capace di formare nuovi opinion leaders. Ma non solo blog e social network. Le stime che emergono dal nono Rapporto del Censis dipingono un quadro già reso evidente dai dati Audiweb di qualche settimana fa. È soprattutto l’informazione, o per meglio dire il flusso di informazioni, che sta cambiando. Sempre più persone, infatti, si documentano online, leggono quotidiani pensati esclusivamente per il web (T-Mag ha intervistato i direttori dei maggiori giornali) e utilizzano i media sociali per condividere le notizie ritenute più interessanti.
Tutte queste considerazioni, che ormai iniziano a sembrare persino trite e ritrite talmente sono ovvie, fanno il paio con i consueti articoli che quotidianamente capita di leggere a proposito “dei social network che cambiano il giornalismo”. L’ultima novità riguarda il recente social network targato BigG, Google+, che prevede un vero e proprio “stream” di notizie a sua volta veicolato dalle persone grazie all’uso del tasto +1 (che non è uguale al tasto Mi piace di Facebook, per intenderci), garantendo così una scala di priorità. In verità, di innovativo c’è ben poco. Il sistema è stato ampiamente sviluppato da Twitter tramite il metodo dei “retweet” e degli hashtag. Dunque il giornalismo cambia perché sono i luoghi a cambiare, ma non la professione in sé. Come ci spiegò Sergio Maistrello in un’intervista, “non esiste un giornalismo in rete e uno fuori dalla rete, esiste il giornalismo, che è una professione complessa con molti luoghi, ambiti, tecnologie, pratiche, finalità differenti. Se intendiamo internet non come un canale aggiuntivo per il rilancio dei contenuti, ma come un ecosistema, allora queste distinzioni cessano di essere rilevanti”. Comprenderlo sarà presto o tardi alla portata di tutti. Per ora niente drammi, ogni cosa a suo tempo.