Romano Prodi in tv, pensando al Quirinale…
Il ritorno del Professore, intanto, potrebbe avvenire in tv. Da giorni si parla del possibile approdo di Romano Prodi a La7 per condurre un talkshow “geopolitico” a partire già da settembre. Tre serate registrate all’interno della location che più gli dona, l’Università di Bologna. Questo, da quanto si sa al momento, dovrebbe prevedere il suo contratto. Prodi non è certo nuovo ad avventure del genere. Già nel 1992 condusse su Raiuno Il tempo delle scelte, una trasmissione che altro non era che una lezione di economia in seconda serata. “Diciannove anni fa analizzavo le trasformazioni dell’economia che avrebbero portato alla nascita dell’euro. Oggi mi piacerebbe fare il punto su come sono andate le cose, a quasi vent’anni di distanza”, afferma l’ex premier ammettendo i contatti con l’emittente di Telecom Italia Media.
A dirla tutta Prodi non è neppure l’unico politico a reinventarsi conduttore televisivo. Claudio Martelli, ex guardasigilli, ne ha fatti parecchi di programmi in tv negli ultimi anni, tutti nelle reti Mediaset. E come lui l’ex presidente della Camera, Irene Pivetti, la quale è passata anche per La7. Ma attorno a Prodi la questione va ben al di là della semplice “nuova professione”. In tanti sono pronti a scommettere che il Professore guardi con estremo interesse al Colle e che le sue uscite – sui giornali e pubbliche – siano il frutto di una strategia comunicativa e mediatica mirata. Interpellato pochi giorni fa dal Foglio, l’ex braccio destro di Prodi, Angelo Rovati, ha sostenuto che “Romano sia tornato sulla scena per puro senso di responsabilità, visti anche i pasticci che sta attraversando il nostro paese, ma in linea di massima mi chiedo che cosa ci sia di strano ad ammettere che un uomo con un curriculum come il suo possa ambire ad avere un posto importante nel futuro prossimo della Repubblica italiana. Romano è qualcosa in più di una semplice ‘riserva’ e non ricordarlo oggi sarebbe un atto di ipocrisia”.
Nel frattempo Prodi ha dato un assaggio di quello che presumibilmente sarà il suo programma. E, in taluni casi, parla come se già dimorasse al Quirinale. “L’euro deve sopravvivere a questa crisi e sopravviverà, uscendone anche rafforzato”, ha scritto sul francese Le Monde. “L’Italia ha cessato di svolgere un ruolo di rilievo sulla scena europea ed ora siede in panchina”, ha invece chiosato in una recente intervista al settimanale austriaco Profil. Silenzioso, ma in bella mostra sul palco, era a Piazza del Pantheon il 30 maggio quando Bersani arringava la folla democratica dopo le vittorie del centrosinistra alle amministrative.
Un Professore onnipresente, insomma. Che dice la sua, che attacca quando c’è da attaccare e che a settembre tenterà di bucare lo schermo. Verrebbe da pensare, a conferma delle voci che si rincorrono, che queste siano le sue personalissime prove generali da presidente della Repubblica. Tra due anni sapremo.
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