Tutti vogliono sapere chi è “Spider Truman”

La pagina Facebook è cresciuta in poche ore a un ritmo incredibile. C’è chi ha contato 2,3 fan al minuto. E mentre scriviamo raccoglie 223.669 persone. “I segreti della Casta di Montecitorio” è il tema del momento, tanta l’attenzione mediatica riservata al sedicente precario della Camera, licenziato dopo 15 anni e ora deciso a raccontare “pian piano – come si legge nel suo primo post – tutti i segreti della Casta”.

Che tanto segreti non sono, come osservava tra gli altri Linkiesta, visto che molte delle vicende narrate sinora sono aneddoti già noti al pubblico grazie al famoso libro dei giornalisti Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo.
In ogni caso, la sua è una denuncia a tutto tondo. Dalle condizioni tariffarie esclusive della Tim per i parlamentari ai finti furti di computer al fine di ricevere il rimborso e comprarne, magari, di nuovi. Non un nome, però. Spider Truman – questo lo pseudonimo usato dall’ipotetico precario arrabbiato, che per precauzione ha aperto un blog e attivato un account Twitter – per il momento si limita a svelare il peccato, non il peccatore.
Ora, inevitabilmente, è caccia aperta all’uomo. Chi è Spider Truman? Qualcuno per semplicità (sarebbe meglio dire per pigrizia, forse) lo ha ribattezzato immediatamente il Julian Assange italiano non tenendo troppo conto delle diversità sostanziali che contraddistinguono i due. A sorprendere poi, e neanche così molto, è il tempismo perfetto con cui si è deciso di aprire una pagina sul più frequentato social network per mettere alla berlina gli sprechi e i privilegi dei deputati, vizi e vizietti già di per sé abbastanza chiacchierati e al centro di un attuale dibattito sull’opportunità di tagliare i costi della politica data la fase di congiuntura economica.
Non vogliamo apparire dubbiosi per forza. Se tentenniamo è perché siamo in attesa – come è giusto che sia un organo di informazione, anche se piccolo come il nostro – di capire chi davvero si celi dietro a queste rivelazioni e di verificare la solidità delle storie narrate. Essere certi, insomma, che il fantomatico precario di Montecitorio non sia un personaggio in cerca di autore o, semplicemente, di un po’ di notorietà.