Comprereste una macchina del fango usata?
La macchina del fango è l’espressione più inflazionata del momento. Tutti, alla bisogna, sono pronti a salirci. Scrittori (alcuni dei quali detengono il copyright), giornalisti, imprenditori, politici di destra e di sinistra. L’ultimo in ordine di tempo è stato Pier Luigi Bersani, segretario del Pd. Stanco delle illazioni ai danni suoi e del partito sui casi Penati e Tedesco, Bersani ha scritto due lettere. Una al Corriere della Sera (a cui ha risposto l’indomani Antonio Polito) e l’altra, pubblicata mercoledì, al Fatto Quotidiano (a cui ha prontamente risposto Marco Travaglio). Non pago, evidentemente, ha chiosato in conferenza stampa: “Lo dico alle macchine del fango che iniziano a girare: se sperano di intimorirci si sbagliano di grosso”. E ancora: “Le critiche le accettiamo ma le aggressioni no, le calunnie no, il fango no. Da oggi iniziano a partire le querele e le richieste di danni”. Non solo: “Sto facendo studiare la possibilità di fare una class action da parte di tutti gli iscritti al Pd, perché essendo il partito una proprietà indivisa, se viene paragonato alla ‘ndrangheta, ebbene in questo c’è un insulto a ciascuno dei suoi componenti”.
I giornali, a loro volta, dicono la propria e sostengono la validità delle domande e delle tesi incriminate. È il classico gioco delle parti, insomma, in cui nessuno è mai disposto a cedere qualcosa all’altro. C’è chi tenta di risollevare (altra circostanza che avviene all’uopo) la “questione morale”, ora più che mai a trent’anni dalla famosa intervista che Enrico Belinguer rilasciò a Eugenio Scalfari (Travaglio non perde occasione di rammentarla al segretario del Pd).
La macchina del fango è sempre lì, pronta a caricare qualcuno, vecchio o nuovo che sia all’esperienza. Impossibile non ricordare la prefazione del Cavaliere al libro di Scilipoti, Perché Berlusconi – Scilipoti re dei peones: “Domenico Scilipoti è vittima della collaudatissima macchina del fango”. Vale a dire quel sistema prodotto dai “professionisti della disinformazione al servizio di una sola fazione politica. Questo libro è un sasso gettato nello stagno dell’ipocrisia politica alimentata dall’egemonia culturale della Sinistra che si culla nell’illusione di una pretesa superiorità etica”. Sono le medesime accuse, viste da tutt’altra prospettiva, che D’Alema ha rivolto recentemente al Fatto, organo considerato alla stregua di Libero, Il Giornale e Panorama. Ovvero “tecnicamente fascista”. Anche Marina Berlusconi – restando in famiglia – ha garantito querele in vista, sempre al Fatto.
Le macchine del fango accomunano molto più di quanto non si creda. Altro giro, altra corsa.