La ricerca della perfezione
Non si cerca più la felicità ma la perfezione. Ecco allora che si incontrano gli altri per valutare quanto si sia difformi al loro confronto; oppure si va all’incontro con loro in un tentativo di “rassicurazione”, che soddisfi il paradossale bisogno anche solo di un surrogato di relazione.
L’inavvertita ostilità che il cittadino percepisce per la sua socialità “imperfetta” produce una inconscia e lacerante frattura tra la sua componente sociale e quella individuale: la sua mente partorisce l’immagine di un “essere ideale” e se le caratteristiche di questa proiezione non coincidono con quelle che percepisce del suo “essere reale”, si sente inadeguato, solo, depresso. Persino l’incontro/confronto con l’altro diventa occasione di verifica, e si mette alla ricerca (ansiosa e negatrice della realtà) dell’immagine ormai scomparsa, trovandosi, invece, di fronte la propria nuova immagine trasformata, irriconoscibile.