Caso Milanese, la Camera dice “no” all’arresto | T-Mag | il magazine di Tecnè

Caso Milanese, la Camera dice “no” all’arresto

La maggioranza tiene nonostante i soli sette voti di scarto

“Non ci saranno franchi tiratori”, aveva assicurato mercoledì il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto. “Dobbiamo votare compatti”, era stata invece l’esortazione di Silvio Berlusconi ai ministri trapelata in mattinata. Alla fine, la Camera ha negato l’arresto ai danni di Marco Milanese nell’ambito della vicenda sulla cosiddetta P4 con soli sette voti di scarto. Sono stati 312 i voti contrari, 305 quelli a favore (ma in verità sarebbero 306, per un errore tecnico non è stato contato il voto di Enrico Letta). Qualche franco tiratore, insomma, c’è stato, considerata la somma dei voti delle opposizioni (299).
Nonostante tutto, la maggioranza tiene nella giornata che, parafrasando Antonio Di Pietro, sarebbe dovuta essere la cartina di tornasole. La Lega è stata di parola, Bossi aveva “ordinato” la contrarietà del Carroccio all’arresto dell’ex braccio destro del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti (quest’ultimo non era in Aula in quanto a Washington per il meeting del Fmi, ma la sua assenza non è stata gradita da diversi esponenti del Pdl, fanno sapere le agenzie). Quando a luglio si votò su Alfonso Papa, la Lega (in quell’occasione passò la linea Maroni rispetto ai tentennamenti del Senatùr) fece mancare il proprio sostegno. Il voto dimostra “che la maggioranza il governo ce l’ha”, è stato il commento di Marco Reguzzoni, capogruppo della Lega alla Camera. “Il Parlamento ha respinto l’ennesimo tentativo giustizialista e a noi mancavano alcuni deputati in missione. La Lega è stata compatta con noi, con le assenze abbiamo fatto il pieno”, ha sentenziato invece Cicchitto. Di tutt’altro avviso il deputato del Pd, Andrea Sarubbi, il quale su Twitter ha osservato come “ora la Lega avrà qualcosa da spiegare ai suoi elettori”.
La giornata è stata inoltre caratterizzata da un susseguirsi di voci. Come quella che vorrebbe Berlusconi e Bossi d’accordo sulla tenuta del governo almeno fino a gennaio. L’indiscrezione è stata smentita proprio da Bossi il quale ha preferito non rispondere quando gli è stato chiesto se la legislatura può arrivare alla scadenza naturale del 2013. Inoltre, Berlusconi avrebbe confidato ai suoi l’intenzione di premere l’acceleratore su una riforma delle intercettazioni. Intanto, però, restano le immaginini degli abbracci e delle pacche sulle spalle che i colleghi di partito hanno riservato a Milanese una volta appreso il verdetto dell’Aula.

F. G.

 

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