Cresce l’apatia politica. Pd al 28%
La ricerca è stata pubblicata su l’Unità del 28 novembre
L’apprezzamento nei confronti del Capo dello Stato e del nuovo Presidente del Consiglio non frena la crisi di fiducia più generale verso il sistema politico. Il termometro del consenso ai partiti punta verso il basso, con una diminuzione dell’area della partecipazione elettorale e una contestuale crescita della quota di apatia politica che si traduce in incertezza e astensionismo. Alle politiche del 2008 l’area del non voto era al 22,5, oggi la quota di chi dichiara che non voterebbe o è incerto è sopra il 36 percento. Una dinamica che suona come un campanello d’allarme per i partiti impegnati a disegnare la nuova geografia politica del dopo-Berlusconi. Il quadro emerge dall’ultima rilevazione dell’istituto di ricerca Tecnè.
La ricerca sulle stime di voto e i flussi di consenso impone, quindi, una lettura dei dati diversa da quella tradizionale, non più nella direzione di chi guadagna voti, ma di chi è in grado di ridurre al minimo i consensi in uscita verso l’area dell’astensione.
La fotografia che emerge dalla curva del consenso, calcolata sul totale degli elettori, mette in evidenza, infatti, una calo di voti per entrambe le coalizioni rispetto al 2008 e una lieve crescita dei partiti che costituiscono il terzo polo. In particolare il centrodestra perde 16 punti rispetto alle politiche – con un decremento costante e progressivo – e con la punta più bassa registrata proprio nel mese di novembre 2011. Il centrosinistra, al contrario, ha un andamento più stabile nel corso delle rilevazioni, con un massimo dei consensi a luglio (33,1%) e un minimo a novembre (29,5%), registrando un saldo negativo di circa 3 punti percentuali rispetto alle politiche 2008.
La coalizione di Casini, Fini e Rutelli cresce in consensi ma l’incremento si rileva meno consistente di quanto appaia a una prima lettura. I flussi evidenziano, infatti, che solo una minima parte dei voti in uscita dal Pdl si sposta verso il terzo polo – privilegiando Futuro e libertà – mentre la grande maggioranza degli ex elettori del partito di Berlusconi sceglie di astenersi. Se si votasse oggi – sulla base delle percentuali di chi esprime il voto – Il PD sarebbe il primo partito con il 28 percento, mentre il Pdl scenderebbe – dal 37,4 del 2008 – al 24,5. Il centrosinistra vincerebbe le elezioni con un vantaggio di circa 13 punti rispetto al centrodestra, mentre il terzo polo, pur crescendo in termini relativi, si fermerebbe al 14 percento.
Ma proprio l’elevato numero d’incerti, e la tendenza ad astenersi che riguarda quasi quattro italiani su dieci, rende difficile qualsiasi previsione. Basta riflettere su questo dato: se chi dichiara l’astensione oggi rivotasse lo stesso partito del 2008, il Pdl sarebbe al 30,5 percento dei voti, il Pd al 28,5 percento e la differenza tra centrosinistra e centrodestra, da 13 punti, si ridurrebbe a 4,5.
Qui l’articolo completo di Carlo Buttaroni, presidente di Tecnè, su l’Unità.
[…] articolo è stato pubblicato su l’Unità del 28 novembre. Qui è possibile consultare la ricerca completa […]
[…] 18.45 il presidente di Tecnè, Carlo Buttaroni, interverrà a EcoRadio per commentare l’ultima rilevazione dell’istituto di ricerca sulle intenzioni di voto. […]