Se anche Mario Monti va da Vespa
Che Bruno Vespa – piaccia o meno – sia un peso massimo non lo scopriamo certo oggi. Lo è al punto da scansare in un colpo solo Giuliano Ferrara (Qui Radio Londra) e Fabrizio Frizzi (I soliti ignoti) con un’anteprima di circa mezz’ora, dalle 20.30 alle 21.05, in cui il premier Mario Monti illustrerà agli italiani la manovra approvata domenica dal Consiglio dei ministri (e martedì emanata dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano) in quello che in passato è stato il salotto privilegiato di Silvio Berlusconi. Poi, in seconda serata (per non disturbare troppo Ballarò su Raitre) il ministro dello Sviluppo e il viceministro dell’Economia, Corrado Passera e Vittorio Grilli, saranno in studio per affrontare i temi più spinosi della crisi economica.
Date le circostanze, il giudizio più esaustivo è stato forse quello di Fiorello il quale, durante l’ultima puntata de Il più grande spettacolo dopo il week end, ha osservato: “Presidente Monti, ma dove va? Pure lei da Vespa. Già ci è andato quello che fece il contratto agli italiani, lei che farà? Il testamento?”. Battute a parte, c’è chi sul serio non ha gradito tale decisione. Su tutti Libertà e Giustizia, l’associazione presieduta da Gustavo Zagrebelsky e Sandra Bonsanti, che nella giornata di lunedì ha rilanciato l’appello (e raccolto migliaia di firme) Monti, non andare in quel salotto già proposto da Claudio Stajano sulle pagine del Corriere della Sera.
Tentiamo di riassumere, in soldoni: quanti stanno chiedendo a Monti di non recarsi da Vespa si appellano ad un senso di discontinuità rispetto al passato. Quella del noto giornalista è vista cioè come “la centrale del berlusconismo” senza ricordare che Berlusconi non è stato l’unico presidente del Consiglio a passare per Porta a Porta. Non se ne capiscono bene le ragioni soprattutto in virtù di un Paese in cui – sebbene abbia perso un po’ del suo peso specifico – la televisione resta il medium più seguito. E Porta a Porta – piaccia o meno – è il “salotto” che da anni registra il maggiore numero di ascolti. Non solo. Chi vede in questa partecipazione televisiva del governo la sicumera dei poteri forti (altra espressione particolarmente inflazionata, di questi tempi) ignora o fa finta di ignorare la non-passività del pubblico la cui massa critica sfocia nei social network (si pensi agli innumerevoli commenti su Twitter durante le trasmissioni). Si potrà obiettare che una soluzione alternativa è sempre dietro l’angolo, basterebbe spremere le meningi. Niente di più vero. Ciò non toglie che una guerra mediatica, date le contingenze del momento, è oltremodo sconveniente. Viene dunque da chiedersi a chi davvero potrebbe giovare. Questo, francamente, non è ancora del tutto chiaro.
[…] il suo interlocutore, Bruno Vespa, ma molto più presumibilmente per quanti nelle ore precedenti avevano criticato la partecipazione del premier a Porta a Porta, il salotto che troppe volte in passato aveva accolto […]