La sconfitta dei partiti
Ha ragione il presidente Napolitano: in Italia non c’è alcuna «democrazia sospesa». Chi lo dice non sa ciò di cui parla. Ma c’è, eccome!, una crisi gravissima della democrazia parlamentare: cioè di quella specifica forma di democrazia adottata sessanta anni fa dalla nostra Costituzione – sia pure con alcune modifiche non decisive (principale delle quali l’esistenza di una Corte costituzionale) – e che si sostanzia per l’appunto nell’assoluta centralità del Parlamento.
La realtà e il motivo primo di tale crisi sono presto detti. Stanno nel fatto che il Parlamento – il quale, è bene ricordarlo, resta pur sempre il solo organo del potere legittimato in via diretta dalla sovranità popolare – non solo non è più al centro del processo politico reale, ma non è più al centro di nulla: neppure del processo di formazione delle leggi, essendo perlopiù divenuto, ormai, solo una sede passiva di convalida e ratifica di decisioni prese comunque altrove.
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