Rancore Usa
Chi, tra i lettori della Stampa, è inorridito leggendo nell’intervista al candidato repubblicano Mitt Romney di Paolo Mastrolilli il giudizio capestro «A voi europei non daremo un centesimo», può consolarsi pensando che nei caucauses dell’Iowa, fiera agricola dell’iperbole politica, se ne sono sentite di peggiori. «Caucaus» sono oggi quiete assemblee di cittadini che scelgono lo sfidante per la Casa Bianca, un tempo erano i «guerrieri saggi» per gli indiani Iowans e Algonquin. Altre etimologie, più prosaiche, fanno risalire il termine alla coppa in uso per i brindisi di gruppo al vecchio Caucaus Club di Boston, ma, comunque sia, il mormone Romney non aveva lunedì né bevuto, né espresso vedute da capo tribù.
Guardava al populismo che anima tanti elettori della destra repubblicana, e che con sagacia il vecchio Ronald Reagan teneva a bada, ammonendo «appellatevi ai buoni, non ai cattivi istinti dei cittadini». Oggi, nella campagna elettorale americana, essere europei non è di moda, non più di quanto sia in voga predicare le virtù del capitalismo Usa a Roma, Parigi e Atene. Vivo da pendolare tra gli Stati Uniti e Unione Europea e ricordo quel che mio figlio scrisse nel suo test di ammissione al college «Passo la vita a difendere l’Europa in America, e l’America in Europa».
Continua a leggere su La Stampa.it