Usa 2012. Tutto il mondo è… Iowa
Diciamolo francamente: nessuno sa dove si trovi l’Iowa, né cosa sia. Per fortuna ce lo ricordano con scadenza olimpionica le presidenziali Usa. Così ogni quattro anni rammentiamo quello Stato rurale, abitato da circa tre milioni di persone che tradizionalmente apre le primarie statunitensi.
Crisi del debito? Recessione? Disoccupazione che aumenta? Macché. Per una notte gli appassionati di politica internazionale hanno goduto della sfida tra i candidati repubblicani che si contendono la nomina alla Casa Bianca.
E poco importa se, come ha affermato senza troppi fronzoli Romney alla vigilia, l’America non guardi positivamente all’Europa, presa com’è dalla strenua difesa dell’euro. Da sempre, quasi fossero i mondiali di calcio, le presidenziali americane affascinano decine e decine di commentatori politici, giornalisti, addetti ai lavori, semplici cultori della materia.
Alle solite lezioni di efficace comunicazione politica (qui un breve assaggio), il 2012 segnerà un leggero cambio di rotta per i contendenti (dai quali pare si stiano già sfilando Rick Perry e Michele Bachmann).
Gli Stati Uniti non sono più il Paese delle opportunità. Almeno non più come una volta. La disoccupazione, sebbene abbia registrato un lieve miglioramento negli ultimi mesi, si attesta su livelli piuttosto alti. Stando agli ultimi verbali diffusi dalla Fed, la banca centrale Usa, anche l’inflazione appare più moderata mentre l’attività del mercato immobiliare continua a essere depressa. Insomma, chiunque sarà il vincitore delle primarie repubblicane non mancherà di utilizzare a proprio tornaconto questi temi nel rush finale con il presidente uscente Barack Obama. Il quale ha perso l’appiglio del 2008, come c’era da aspettarsi avendo ereditato una crisi economica di tale rilievo, ma che gode ancora di un discreto 45% degli elettori dalla sua parta secondo l’ultima rilevazione Gallup. E poi, con buona pace di Romney, non potrà mancare un confronto seppur minimo con l’Unione europea. A suggerirlo è ancora la Fed: “I mercati – è emerso dai resoconti della riunione dello scorso 13 dicembre del Fomc, il braccio operativo della banca – restano volatili in gran parte per gli sviluppi in Europa”.
F. G.