Basta mezze misure
È una sensazione diffusa che nella politica italiana dopo Monti — sempre che il suo governo concluda con successo il compito che si è assegnato — nulla sarà più come prima. Ma per quale ragione? E che cosa più precisamente potrebbe cambiare? E quale significato dunque potrebbe avere la novità da lui rappresentata nella vicenda italiana?
Il punto è che per rappresentare effettivamente tale novità, e insieme per avere successo, il premier deve adottare un modo nuovo di governare. È questa, mi pare, la condizione cruciale, di cui forse egli e i suoi ministri ancora faticano a rendersi conto. Un modo nuovo di governare significa evitare le snervanti trattative, le infinite mediazioni, le mezze misure. Significa mostrare capacità di decisione, prontezza, non lasciare marcire i problemi, scegliere donne e uomini nuovi (non gli eterni pur ottimi consiglieri di Stato, non gli eterni pur ottimi alti burocrati, «gabinettisti» in servizio permanente effettivo). Significa insomma prender sul serio «l’emergenza » — cioè la vera ragion d’essere e la vera legittimazione di questo governo — per farne uno strumento di rinnovamento dell’azione e quindi dell’immagine dell’esecutivo.
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