C’è voglia di Europa. Anzi, necessità
“C’è voglia di Europa”, scrive oggi su queste pagine Antonio Caputo in riferimento alle recenti consultazioni in Finlandia e in Croazia (con quest’ultima particolarmente importante, dato il sì di adesione all’Ue – che avverrà a luglio – nel referendum di domenica). A ben vedere, però, l’Europa appare più una necessità organica che una mera opportunità per i singoli Paesi membri. Ce lo ripetono in continuazione, i leader europei. A partire dal premier Mario Monti che mercoledì al Senato, in occasione delle comunicazioni sulle politiche comunitarie dell’esecutivo, ha ricordato come l’impegno per la costruzione europea non sia “una priorità del governo, ma patrimonio del Parlamento, di tutti i governi che si sono succeduti e di tutti i partiti”.
La riunione dell’Eurogruppo e dell’Ecofin di martedì si sono concluse con un accordo preventivo (che sarà discusso in via definitiva al vertice del 30 gennaio) su fiscal compact (il nuovo patto di bilancio) e fondo salva-Stati permanente (Esm) che, come annunciato dal presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, “entrerà in vigore a luglio 2012”, mentre l’attuale Efsf “rimarrà attivo fino al 2013”.
Il 2012, intanto, sarà l’anno della recessione. Anche questo è stato spiegato in tutte le salse. Il Fondo monetario internazionale ha previsto che l’economia dell’eurozona subirà una lieve contrazione. Dunque, dopo un 2011 all’insegna del rigore dei conti, l’intento è ora quello di accelerare sulla crescita. In questo senso l’Europa ha valutato positivamente “le misure adottate dal governo italiano nella seconda fase dedicata alle liberalizzazioni”. E a tale proposito, poiché da più parti si sostiene l’acuirsi di una crisi sistemica, Monti ha tenuto a precisare quanto non sia appropriato “usare l’Europa come scusa o via di fuga per scelte di competenze dell’Italia che impongono assunzione di responsabilità da parte nostra. L’Italia – ha quindi ribadito Monti – è già diventata in ambito Ue un esempio di politica economica forte di risanamento e di crescita”.
Il nostro Paese, almeno temporaneamente, pare così aver ceduto lo status di “osservato speciale” alla Spagna. “È essenziale che Madrid rispetti gli obiettivi di bilancio per il 2012 e che riporti i conti ad un livello sostenibile”, ha chiosato il commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn. La Spagna, infatti, dovrà dimezzare il suo deficit dall’8% al 4,4%, come concordato con l’Unione europea.
F. G.