Libertà d’informazione
E’possibile che non sorprenda («non fa notizia») che la classifica mondiale della libertà di stampa del 2011 abbia ai primi due posti la Finlandia e la Norvegia, e sbatta in fondo alla lista l’Eritrea, il Turkmenistan, e il Nord Corea. Sono posizioni, le prime e queste ultime, che si ripetono con costanza, anno dopo anno. Ma dovrebbe invece interessare la registrazione dei mutamenti dei Paesi del Maghreb, protagonisti di quella Primavera che ha cambiato profondamente il corso della storia dei popoli del Medio Oriente. I numeri nel listone dei 179 Paesi del mondo, non sono granché confortanti, stanno tutti schiacciati ancora nella parte bassa. E se la Tunisia, caso unico, guadagna 30 posti e risale dal 164 al 134, per gli altri ci sono scivoloni amari: l’Egitto perde 33 posti, va giù la Libia, non parliamo nemmeno della Siria che già era messa malissimo, precipitano Bahrein e Yemen, e perfino l’Iraq (che non è Maghreb ma sta comunque nella galassia araba) perde 22 posti per via dell’uccisione di 2 giornalisti e delle bombe e degli assalti contro i media locali.