I nemici alleati
Se qualcuno ricorda ancora il conflitto iracheno che solo fino a ieri ci ha lacerato, non avrà sicuramente dimenticato il nome di Falluja, cittadina redolente di sangue e polvere, il posto dove come messaggio agli occidentali vennero squartate quattro guardie del corpo americane, il luogo di imboscate e rapimenti, in altre parole il cuore, insieme a Ramadi, del triangolo sunnita che dopo la caduta di Saddam Hussein è stato il centro della resistenza e del terrorismo antioccidentale, e che l’Occidente ha sprecato sangue e uomini per conquistare. Falluja e Ramadi in apparente sonno da qualche tempo, hanno ora rimesso in moto le proprie strutture militari e militanti, in uno sforzo diretto questa volta non contro gli Usa, ma a favore di quella stessa resistenza contro il regime di Assad in Siria per cui si stanno impegnando Europa, Usa e Onu. Il che fa di noi occidentali, oggi, gli alleati di fatto dei «terroristi» che combattevamo ieri. L’ennesimo paradosso, l’ennesimo scherzo della storia che continua a provare che i nostri interessi in Medioriente sono sempre più forti di ogni nostra convinzione politica, e che le fratture etniche e religiose sono per i mediorientali efficaci strumenti di potere prima ancora che di fede.
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