Ancora in pericolo
A 100 giorni dal suo insediamento, sembra naturale fare un primo bilancio del governo Monti. Ma non è facile, perché tutto dipende dalla prospettiva che si adotta. Perciò dichiarerò subito la mia: la mia prospettiva è il confronto con quel che c’era prima. Da questa angolatura, è difficile non tirare un sospiro di sollievo: finalmente abbiamo un governo non imbarazzante, e non mi riferisco solo all’ultimo Berlusconi, ma a quel cocktail di furbizia, incompetenza e immobilismo che – secondo diverse miscele e proporzioni – ha caratterizzato tutti i governi degli ultimi 15 anni. Nei suoi primi tre mesi di attività il governo Monti ha cambiato radicalmente lo stile della politica, ha preso alcune decisioni coraggiose (pensioni), e altre si appresta a prenderne (mercato del lavoro), se le cosiddette parti sociali non lo bloccheranno.
La stessa critica che più mi sentirei di muovergli, e cioè di non avere fatto abbastanza in materia di concorrenza, liberalizzazioni e pressione fiscale sui produttori, perde gran parte della sua forza se si pensa alla timidezza, all’opportunismo e all’impotenza dei governi precedenti.
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