Liberalizzazioni
La battuta è del senatore Raffaele Ranucci, Pd: «Potevamo affidare la vendita dei farmaci di fascia C ai tassisti. Un colpo di qua, uno di là e avremmo chiuso subito». Ironia ma non solo, perché se la commissione Industria del Senato è riuscita ad approvare solo in zona Cesarini il decreto legge sulle liberalizzazioni è stato proprio per quei due nodi, taxi e farmacie. Due nodi politici, due questioni di bandiera, più che due leve per mettere in moto il «cresci Italia», come è stato chiamato dallo stesso Mario Monti. Eppure i veri scogli sono stati questi. Il Pdl ha messo il veto sui taxi, dicendo no all’idea di rafforzare l’Autorità dei trasporti che avrebbe sottratto potere ai sindaci. E solo dopo aver incassato l’ok del governo ha ceduto sull’aumento del numero delle farmacie che, rispetto al testo uscito da Palazzo Chigi, subisce solo una piccola limatura. Alla fine l’accordo è arrivato anche sulla tesoreria unica che aveva fatto protestare non solo la Lega ma tutti gli enti locali.
Da oggi il decreto sarà all’esame dell’aula del Senato che deve chiudere entro venerdì. Probabile che tutte le modifiche fatte dalla commissione finiscano in un maxi emendamento presentato dal governo sul quale mettere la fiducia per stringere i tempi. Dalla prossima settimana il decreto passa alla Camera dove, per evitare che decada, la conversione definitiva in legge deve arrivare entro il 24 marzo.
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