Laurea o diploma? Le retribuzioni premiano i titoli di studio superiori
Vale di più la laurea o il diploma? È uno dei temi più inflazionati in tempo di crisi economica. Visto sotto un’altra prospettiva il quesito sarebbe: conviene tentare un ingresso immediato nel mondo del lavoro o è meglio spendere soldi e anni in studi che permettano maggiori qualifiche e competenze? Naturalmente la ricetta ideale non esiste. Del resto, queste, possono ritenersi finanche scelte di vita. Quello che è certo è che il lavoro qualificato è più pagato di qualsiasi altra mansione, il che spiega le ragioni per cui la condizione occupazionale e retributiva dei laureati resti migliore di quella dei diplomati di scuola secondaria superiore.
A sottolinearlo è il XIV Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati. “Fonti ufficiali (Istat e Oecd) – si legge nella sintesi del rapporto – ci dicono che, fino ad oggi, nell’intero arco della vita lavorativa, i laureati hanno presentato un tasso di occupazione di oltre 11 punti percentuali maggiore rispetto ai diplomati (76 contro 65%). Le medesime fonti confermano che anche la retribuzione ha premiato i titoli di studio superiori: fra i 25-64enni risulta più elevata del 50% rispetto a quella percepita dai diplomati di scuola secondaria superiore. Si tratta di un differenziale retributivo in linea con quanto rilevato in Germania, Regno Unito e Francia. Affinché i vantaggi complessivi della laurea continuino ad essere tali occorre intervenire su investimenti e valorizzazione del capitale umano”
E a proposito di capitale umano c’è da aggiungere, tuttavia, che nel 2010 la quota di giovani 18-24enni che hanno abbandonato prematuramente gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione è pari al 18,8%. Si tratta – spiega in questo caso l’Istat – di un valore nettamente superiore a quello dell’Unione europea a 25 Paesi (13,9%) e ancora lontano dall’obiettivo stabilito dalla Strategia Europa 2020 della Commissione europea, che intende portare gli abbandoni sotto la soglia del 10%.
Ma ottenere una buona occupazione, ben retribuita per giunta, non è solo una questione di laurea o diploma. Si acuisce, infatti, il divario territoriale Nord-Sud. “L’occupazione dei laureati specialistici del 2007 residenti al Nord, ad un anno dalla conclusione degli studi – afferma sempre il rapporto di AlmaLaurea –, era superiore di 13,5 punti percentuali rispetto ai colleghi residenti nel Mezzogiorno; fra i laureati del 2010 il divario è lievitato a 17 punti percentuali. Contemporaneamente la disoccupazione, che fra i laureati residenti al Sud era superiore di 11,7 punti percentuali rispetto ai residenti al Nord, ha visto il divario crescere raggiungendo 17,8 punti percentuali. Ancora più consistente la lievitazione del differenziale sul terreno delle retribuzioni. Per chi lavorava al Nord la retribuzione era superiore dell’8,2 per cento (laureati 2008) rispetto a chi lavorava nel Sud; una disparità che è lievitata fino a raddoppiare fra i laureati del 2010 (16,9 per cento). Non è un caso che la mobilità territoriale per motivi di lavoro (spesso preceduta da mobilità per motivi di studio), appare quasi del tutto assente nel Nord (dove l’unico flusso di una certa consistenza, 3%, va all’estero), mentre fra i laureati residenti nel Mezzogiorno raggiunge quote consistenti (un terzo degli occupati che si spostano prevalentemente al Nord, 18%, e al Centro, 12)”.
F. G.