I sondaggi
I sondaggi non sono la Bibbia e certo non devono guidare la politica, come invece è accaduto. Vanno però usati, capiti, non rifiutati come strumento del demonio.
Il Pd sbaglia quando reagisce con nervosismo ai sondaggi (in particolare di Repubblica o de la7) che oltre a misurare lo stallo dei suoi consensi segnalano la crescita dell’opinione favorevole a un improbabile “partito di Monti”. Ieri Demos per il giornale di Ezio Mauro lo cifrava addirittura al 24 per cento: primo partito, scavalcando un Pd che cederebbe all’ipotetica lista talmente tanti voti da farsi perfino superare dal derelitto Pdl.
Resistendo alla tentazione di maledire Repubblica (che certo non risparmia nulla a Bersani), il dato va comparato con quello contemporaneo (e ovviamente non ostile) dell’Unità.
Perché anche per Tecnè sull’Unità l’attuale primo posto del Pd (26 per cento, come le Europee 2009) è solo teorico, vista la marea del 46 per cento di area del nonvoto.
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