Patto costretto
La scelta di Roberto Maroni di recarsi in Procura, offrire il massimo di collaborazione della Lega a far luce sui propri conti interni e sullo scandalo dell’uso illecito dei rimborsi elettorali è un segno ulteriore, dopo la serata delle scope in cui l’ex ministro dell’Interno è apparso al fianco di Bossi per promettere pulizia nel partito, che il futuro del Carroccio si giocherà senza rotture, sulla base di un compromesso tra il fondatore e l’uomo che fu il suo delfino, e senza soluzioni precostituite sul dopo. Vuol dire insomma che Maroni potrà essere il successore di Bossi, che deve considerarsi caduto qualsiasi pregiudizio interno nei suoi confronti, dopo i mesi terribili di questo inizio d’anno in cui si era perfino tentato di impedirgli di parlare. Ma anche che alla fine lo sbocco potrà non essere quello e al congresso Bossi giocherà la sua partita.
Continua a leggere su La Stampa.it