Sport e prevenzione, quando si muore sui campi da gioco
La morte di Piermario Morosini, centrocampista del Livorno che ha perso la vita dopo avere avvertito un malore durante la partita di sabato con il Pescara, è solo l’ultimo, triste episodio di una serie fin troppo lunga. Quanto accaduto sabato deve indurre gli organi competenti ad una approfondita riflessione che vada ben al di là della interruzione – seppur giustificata – dei campionati di calcio o delle prime pagine dei giornali usciti l’indomani.
Non abbiamo la pretesa di estendere la discussione su un piano scientifico che non appartiene, ora, a questa sede. Avvertiamo però il bisogno di richiedere a gran voce maggiori controlli poiché spontaneo è pensare che i casi registrati negli ultimi tempi non siano più fatti isolati. Se qualcosa si è inceppato nella macchina preposta ai controlli medici destinati agli sportivi professionisti è doveroso intervenire. Se c’è dell’altro è d’obbligo indagare. Non si può morire di sport, questo è il punto. E la prevenzione è tutto.
Avevamo affrontato il tema con Mario Brozzi, ex medico della Roma e attuale consigliere regionale del Lazio dopo la morte del pallavolista Vigor Bovolenta. “Sebbene non esista nello sport un rischio pari a zero – ci aveva spiegato il professore –, sicuramente c’è la possibilità di controllare di più e meglio. Probabilmente, le ‘morti improvvise’ non sarebbero così tristemente diffuse, se si praticassero forme di accertamento sanitario più capillari di quanto non si faccia ora”.
Di seguito l’intervista di Matteo Romani.
Mario Brozzi: Non si può morire di sport
Prima l’arresto cardiaco che ha colpito il calciatore del Bolton Fabrice Muamba, poi la tragica morte del pallavolista Vigor Bovolenta. Il tutto senza dimenticare il caso di Eric Abidal, terzino sinistro del Barcellona stellare di Messi&Co, costretto a sottoporsi ad un nuovo intervento al fegato dopo quello dello scorso anno. In questo quadro così drammatico l’opinione pubblica si interroga sull’efficienza e sull’efficacia della medicina sportiva. Ne abbiamo parlato con Mario Brozzi, attuale capogruppo della Lista Polverini al Consiglio regionale del Lazio ed ex medico della As Roma.
Onorevole, sempre più spesso ormai gli atleti di varie discipline sono vittime di malori purtroppo mortali. Semplice casualità?
Direi di no. Sebbene non esista nello sport un rischio pari a zero, sicuramente c’è la possibilità di controllare di più e meglio. Probabilmente, le ‘morti improvvise’ non sarebbero così tristemente diffuse, se si praticassero forme di accertamento sanitario più capillari di quanto non si faccia ora. Il fenomeno riguarda i professionisti – e la cronaca degli ultimi giorni ce lo ha tristemente ricordato – ma, ancora di più, i dilettanti, per i quali vige un sistema non altrettanto garante della salvaguardia della salute. Restiamo tutti sconcertati quando un ragazzo perde la vita su un campo di gioco. Dovremmo evitare di rimanere inerti tra una morte e l’altra, sapendo che quello che si può fare deve essere fatto, prima che la cronaca ci racconti di nuovo che qualcuno è morto di sport.