Giuliano Pisapia: “Milano apripista”
Un anno fa Giuliano Pisapia fu eletto sindaco di Milano. La sua vittoria fu accolta con grande favore, raccogliendo il consenso sia dell’elettorato moderato che della fascia più giovane dei cittadini. Il successo di Pisapia nel capoluogo lombardo, così come quello di De Magistris a Napoli, divenne l’emblema di quel rinnovamento della classe dirigente tanto evocato ancora oggi. Fu una rivoluzione nei pronostici, che ha portato con sé degli evidenti strascichi anche alle ultime amministrative sebbene una partecipazione ridotta e risultati che hanno esaltato il cosiddetto “voto di protesta”. Ad ogni modo fu proprio l’elezione di Pisapia a fare da apripista al periodo di cambiamento. E T-Mag ha ripercorso insieme al sindaco di Milano l’intera fase, culminata con la recente tornata elettorale.
Sindaco Pisapia, la sua elezione e le amministrative dello scorso anno vengono riconosciute come l’inizio di un rinnovamento. Se Milano ha effettivamente intercettato in anticipo sul resto d’Italia la volontà dei cittadini di cambiare, ad un anno dalla sua nomina a sindaco come è cambiata la città?
A Milano si respira un’aria nuova in molti sensi. Già molto è cambiato in questo anno trascorso. E’ in continuo aumento la volontà della cittadinanza di partecipare attivamente alla vita del territorio. La partecipazione ai referendum ambientali dello scorso giugno sono la dimostrazione che dal basso si vuole contribuire alla costruzione del futuro della propria città e per noi amministratori questo è molto importante, perché c’è un percorso comune e soprattutto un obiettivo comune. Le nostre scelte lo confermano tutti i giorni: non più decisioni calate dall’alto, ma condivise con i cittadini, con le associazioni di categoria, con tutti i soggetti coinvolti. Il primo esempio è l’introduzione di Area C, il provvedimento contro il traffico veicolare privato in città e che ha già prodotto notevoli risultati per una migliore qualità della vita.
Con questa primavera 2012 molte amministrazioni locali hanno dato una svolta rispetto al passato. Come interpreta, partendo dalla sua esperienza, questo nuovo vento? Si tratta di anti-politica o di voglia di cambiamento?
Milano ha fatto da apripista stimolando nuove esperienze politiche. I risultati del primo turno parlano chiaro, il centrodestra è in grandissima difficoltà, mentre emerge la conferma dell’idea che serve un candidato capace di rinforza e far rivivere i partiti creando partecipazione. Abbiamo assistito al ritorno di una coalizione allargata di centrosinistra, volutamente senza trattino, formata dai partiti, ma anche da liste civiche che hanno saputo cogliere le richieste del territorio e questo non può che essere un arricchimento reciproco. Da qui rinasce la buona politica e così si combatte l’antipolitica. Ci sono certamente due elementi che non si possono nascondere come la polvere sotto il tappeto: l’astensionismo e il risultato ottenuto dal Movimento 5 Stelle. Questo dato però va letto in senso positivo, c’è la richiesta di risposte ai problemi quotidiani che le persone devono affrontare ogni giorno. Sono convito, inoltre, che la coalizione allargata di centrosinistra rappresenti una grande speranza per il futuro e che vedrà sempre più la partecipazione di forze e soggetti lontani o disillusi. Questa può essere anche la sfida a livello nazionale. In ogni caso, abbiamo lo strumento delle primarie che ci consente di scegliere i migliori candidati.
Quale indicazione si sente di poter dare ai nuovi sindaci, specie ai cosiddetti ‘’outsider’’, e ai cittadini che hanno deciso di schierarsi a loro favore?
Ai nuovi sindaci dico di essere sinceri con i propri cittadini, senza fare false promesse, non dare tempi se non ci sono certezze, ascoltare tutti e, quando capita, accettare anche le lamentele o le critiche. Ho sempre detto di non essere un tuttologo ed è per questo che esiste una Giunta, così come ogni assessore si avvale di persone competenti che lavorano ai progetti.
E’ necessario anche essere chiari sulle priorità, che possono essere diversi a seconda del territorio.
Durante la campagna elettorale, in un dibattito televisivo, il suo nome fu associato a un periodo nero per l’Italia, il terrorismo. Eppure questo “spettro“ sembra essere tornato a fare paura. Lei che ha vissuto quegli anni, come amministratore, come cittadino e come intellettuale crede che esistano delle analogie?
Non credo che in quegli anni chi si è macchiato di violenza lo abbia fatto per interesse personale ma per imporre idee sbagliate. Le idee, però, si affermano con la democrazia e la partecipazione. E’ necessario quindi evitare di lasciare a pochi le decisioni, invito quindi tutti i cittadini ad andare al voto e ridurre l’astensionismo. E’ importante che chi è giovane conosca la storia. La verità non può essere dimenticata. La situazione di quegli anni ormai non esiste più, c’è qualcuno che pensa però di cavalcare con la violenza il malcontento, ma sono certo che non troverà nessuno spazio rispetto al passato.
Foto Giuliano Pisapia – Credit: Ufficio fotografico Comune di Milano