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“Le troppe tasse frenano la crescita”

Molte delle preoccupazioni evidenziate nei mesi scorsi, la Corte dei Conti le ha messe nero su bianco nel Rapporto 2012 sul coordinamento della finanza pubblica. Soprattutto per ciò che riguarda la pressione fiscale e la corruzione. Nel primo caso perché le entrate previste per raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 possono imprimere “impulsi recessivi che una maggiore imposizione trasmette all’economia reale”.
Una delle contraddizioni sta nell’elevato tasso di evasione. La perdita dovuta all’evasione dell’Iva e dell’Irap è valsa oltre 138 miliardi di euro. In particolare nel triennio 2007-2009, secondo le stime della Corte dei Conti, “il tasso di evasione è stato in misura pari al 29,3% nel caso dell’Iva e al 19,4% per l’Irap, risolvendosi in un vuoto di gettito di oltre 46 miliardi all’anno”. A livello territoriale il Sud e le isole “si presentano come le aree a più alto tasso di evasione (40,1% per l’Iva e 29,4% per l’Irap) a fronte di una ‘devianza’ pressoché dimezzata nel Nord del Paese”.
A detta della magistratura contabile, dunque, “il 2011 ci ha consegnato la realtà di un sistema impositivo ancora distante dal modello europeo” per cui servirebbero circa 47 miliardi di euro di sgravi fiscali per riportare il prelievo sui redditi alla media. “Alla fine del 2010 – riferisce il Rapporto – il nostro Paese si collocava al primo posto in Europa nel prelievo gravante sui redditi da lavoro (con il 42,6%), al secondo posto in quello sui redditi d’impresa (27,4%), al quindicesimo posto (con il 16,8%) nel prelievo sui consumi. Al settimo posto, infine, quanto a quota di gettito complessivo derivante dalla tassazione patrimoniale (5,9%)”.
Nella gestione della spesa sanitaria il 2011 ha presentato invece risultati migliori delle aspettative. “A consuntivo – spiega la Corte dei Conti – le uscite complessive (112 miliardi) sono state inferiori di oltre 2,9 miliardi al dato previsto e riconfermato, da ultimo, lo scorso dicembre, nel quadro di preconsuntivo contenuto nella Relazione al Parlamento. Per la prima volta, la spesa sanitaria ha ridotto, seppur lievemente, la sua incidenza in termini di Pil, scendendo dal 7,3 per cento del 2010 al 7,1. Si sono ridotte di un ulteriore 28 per cento le perdite prodotte dal sistema (e che devono essere in ogni caso coperte dalle amministrazioni regionali). Un risultato frutto, soprattutto, della riduzione dei costi registrata in alcune regioni in piano di rientro”.
“Nonostante i progressi evidenti nei risultati economici – si legge tuttavia nel Rapporto –, il settore sanitario continua a presentare fenomeni di inappropriatezza organizzativa e gestionale che ne fanno il ricorrente oggetto di programmi di taglio della spesa. L’emergenza economico finanziaria non può consentire di considerare indenni da possibili interventi correttivi alcuno dei settori della spesa pubblica. È necessario, però, interrogarsi su alcuni aspetti di fondo e rimuovere alcune evidenti distorsioni nella rappresentazione che, a volte, viene data del funzionamento del comparto sanitario. È indubitabile che quella sperimentata in questi anni dal settore sanitario rappresenti l’esperienza più avanzata e più completa di quello che dovrebbe essere un processo di revisione della spesa”. Seppur non senza contraddizioni e criticità (ne sono un esempio i frequenti episodi di corruzione a danno della collettività denunciati nel settore), i progressi compiuti nella definizione di standard nei budget e una sempre più accurata informazione sulla gestione e sulle prestazioni rese dalle strutture di assistenza sono alla base degli interventi operati sugli assetti organizzativi regionali, che hanno consentito i miglioramenti nei risultati economici e il recupero di governance. A questo sono mirate le analisi sviluppate sull’assistenza ospedaliera, sul personale, sull’assistenza extra-ospedaliera, sull’emergenza- urgenza e sull’assistenza territoriale. Analisi importanti perché definiscono le modalità di valutazione delle performance gestionali, che diventano elemento ordinario (e quindi non occasionale) di valutazione del settore. Ed è in questo ambito, ad esempio, che vanno rilevati “frequenti episodi di corruzione a danno della collettività”.
Ad ogni modo si rende necessaria “una consistente riduzione della spesa corrente” e procede “in questa direzione la decisa accelerazione del governo verso il rafforzamento dei meccanismi di razionalizzazione e controllo quantitativo e qualitativo della spesa pubblica (spending review)”.

 

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