Ma “Rio+20” rischia di essere un flop
Non solo crisi economica. Fino a venerdì si terrà il vertice G20 sullo sviluppo sostenibile a Rio de Janeiro. Purtroppo, a causa di un’agenda già piuttosto fitta nel periodo nero per l’economia mondiale, molti importanti capi di stato (tra cui il presidente americano Barack Obama ed i leader europei Merkel, Monti, Hollande e Putin) hanno dovuto disertare l’appuntamento.
Rio+20 avrebbe l’obiettivo di definire la nuova agenda globale per lo sviluppo sostenibile e rinnovare l’impegno della comunità internazionale, tuttavia senza i principali leader mondiali tutto ciò appare quasi come un controsenso; l’assenza dei rappresentanti di cinque dei paesi più industrializzati al mondo è purtroppo un segnale chiaro ed assolutamente molto poco incoraggiante, come se l’ambiente dovesse rimanere nettamente separato dall’economia e, soprattutto, come se non ci fosse alcuna volontà di cercare di far combaciare gli interessi di entrambi i campi. In un mondo in cui la situazione ambientale sta deteriorando rapidamente ed apparentemente senza soluzioni a breve termine, questa apparente noncuranza da parte dei politici più in vista è tristemente inaccettabile. Sembra di dover rivivere la stessa ipocrisia di fondo del protocollo di Kyoto (il trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale), in cui i paesi che non hanno aderito (Stati Uniti, India e Cina in primis) sono responsabili del 40% dell’emissione mondiale di gas serra.
Il summit di Rio è stato inaugurato dalla crociata di Tony Blair (coadiuvato da vari esponenti politici e leader di industria) per attuare una “clean revolution”. Secondo l’ex primo ministro inglese, la crisi può essere sconfitta con una serie di investimenti nel campo dell’energia rinnovabile e della tecnologia non-inquinante. Questa “rivoluzione pulita” inoltre aiuterebbe l’economia mondiale a proteggersi e a rendersi indipendente dal costante cambiamento climatico, creando innumerevoli posti di lavoro e rafforzando la sicurezza energetica. Il principio non sarebbe neanche malvagio, tuttavia qualche dubbio appare più che lecito poiché a portare avanti questa campagna è un ex-leader mondiale estremamente controverso: Blair è stato infatti coinvolto in una serie di scandali di varia natura già durante i suoi mandati (come la presunta vendita di onorificenze e poltrone alla Camera dei Lord in cambio di generosi finanziamenti al proprio partito durante la campagna elettorale), e viene ricordato per l’intervento in Iraq, giustificato ipocritamente con la scusa delle armi di distruzione di massa. Blair è oggi un imprenditore di successo che sfrutta conoscenze e rapporti intrapresi durante la propria avventura politica, non è un caso che tra i principali sostenitori di quest’ultima crociata ci sia anche un rappresentante della Banca Mondiale; sebbene il suo intervento appaia di parte poiché molto interessato, tutto sommato forse è meglio che niente. I principi della “clean revolution” sono validi, e gli esponenti delle molte aziende coinvolte nel settore dell’energia che partecipano al summit dovrebbero cercare di implementarli nel loro modello di business. Per l’Italia sarà presente Eni, che vuole confermare il suo impegno per lo sviluppo sostenibile e per gli accordi presi 20 anni fa all’Earth Summit, che la vide unica azienda italiana, tra le poche realtà private, che presero parte alla conferenza.
Malauguratamente il summit Rio+20 potrebbe risultare un flop, sia per le summenzionate assenze che per la mancanza di accordo sul testo dello sviluppo sostenibile, approvato per meno della metà a causa della distanza incolmabile tra le posizioni dei paesi ricchi e dei paesi in via di sviluppo. La responsabile policy clima e energia di Wwf Italia, Mariagrazia Midulla, ha dichiarato: “Per raggiungere la stabilità, le necessità di base delle persone devono essere garantite. Per questo, se vogliamo davvero economie e sistemi politici sicuri, i nostri leader devono impegnarsi per garantire cibo, acqua ed energia per tutti. La settimana prossima questo potrà ancora accadere, ma avremo bisogno di un miracolo politico e di protagonisti forti per emergere da questo processo”. Sacrosanta verità, ma che senso hanno queste esternazioni se le persone a cui sono rivolte neanche ci sono?