La necessità di un turismo “sostenibile”
Con la stagione estiva ormai alle porte, andiamo ad analizzare lo stato di salute del settore turistico nel nostro Paese. Prendendo spunto dai dati raccolti nel Rapporto Italia 2012 dell’Eurispes, vediamo come il settore del turismo, pur creando circa 2,5 milioni posti di lavoro e pur incidendo per circa il 9,5% sul Pil nazionale, tende a perdere sempre più la propria porzione di mercato.
In vent’anni, dal 1990 al 2010, la quota di turismo che a livello mondiale interessa l’Italia è scesa dal 5,6% al 4,1%. Un dato in tendenza con il resto di molti paesi europei.
“Tuttavia – si legge nel rapporto Eurispes – il potenziale italiano di offerta turistica rimane assai elevato in virtù degli aspetti ambientali, naturalistici, paesaggistici, economici del nostro Paese”.
Ma è necessario, intervenire in modo strategico, strutturale “per un serio rilancio del settore”, altrimenti il rischio che si corre è di vedere la quota di turismo italiano a livello mondiale scendere nel 2020 sino al 3,7%.
Agendo in modo concreto, invece, tramite “alcune linee d’intervento” l’incidenza del turismo sul Pil nazionale potrebbe incidere “da circa un 10% attuale al 18%” e comportando anche “un raddoppio degli addetti attualmente impegnati”.
Ma, al momento, la risalita del settore turistico italiano è ancora lontana, la conferma arriva anche dai dati raccolti e diffusi da Federalberghi secondo cui nei primi cinque mesi del 2012 le presenze negli hotel degli italiani sono calate del 4,7% rispetto allo stesso periodo del 2011, un calo compensato dalla crescita degli stranieri (+5,1%). Diminuiscono i turisti e a risentirne per primi sono gli impiegati nel settore turistico, diminuiti secondo i dati di Federalberghi del 2,6%.
Nonostante il momento attuale, il settore turistico italiano, stando alle stime dell’Eurispes, può offrire ancora ampi margini di crescita.
Basta intervenire in modo adeguato, sempre tenendo conto che un “maggior sviluppo del settore comporta per contro l’acuirsi a livello locale di problematiche sociali, economiche, culturali, ma anche ambientali, energetiche, dei sistemi di trasporto e più in generale di una gestione del territorio e delle risorse naturali ed energetiche, fino ad avere un impatto negativo sui cambiamenti climatici”.