In Italia “recessione più profonda”
Solo nella giornata di lunedì il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, aveva ribadito che il compito di uscire dalla crisi economica spetta alle aziende e non al governo, che “può accompagnare una scintilla di crescita, ma non crearla”. Tuttavia, indipendentemente da chi debba trovare una via per superare la crisi, la recessione non accenna a fermarsi. Anzi, secondo l’agenzia di rating Standard & Poor’s, si “sta intensificando”. L’eurozona è ancora lontana dalla crescita, sostengono gli esperti statunitensi. Per l’anno in corso, infatti, l’agenzia prevede un calo del Pil dello 0,8%, rispetto al -0,7% previsto nel mese di luglio, e per il 2013 prevedono una crescita zero, mentre nella precedente analisi la crescita era stimata attorno allo 0,3%.
Se all’eurozona va male, all’Italia potrebbe andare peggio. Infatti, Standard & Poor’s prevede per il nostro Paese una “recessione più profonda”, rispetto ad altre nazioni.
“Gli ultimi indicatori economici – ha spiegato Jean Michel Six, capo economista di S&P’s per l’Europa, Medio Oriente e Africa – continuano a dipingere un quadro fosco per l’Europa. I dati confermano che l’area sta entrando in un nuovo periodo di recessione, dopo tre trimestri di crescita negativa o stagnante dall’ultimo trimestre del 2010. Le prospettive continuano tuttavia a variare da paese a paese”.
Quindi il futuro dell’eurozona dipinto dal rapporto di Standard & Poor’s diffuso martedì è quanto mai preoccupante. Altrettanto delicata, stando alle rilevazioni dell’Istat, è la situazione per le retribuzioni contrattuali orarie, cresciute dello 0,1% in agosto rispetto al mese precedente e dell’1,6% rispetto a un anno prima. Tuttavia, si legge nella nota dell’Istituto nazionale di statistica, i salari sono saliti a un ritmo della metà più lento rispetto all’inflazione annua, che si è attestata al 3,2% ad agosto. Nella media del periodo gennaio-agosto 2012 l’indice è cresciuto, nel confronto con lo stesso periodo dell’anno precedente, dell’1,4%.
Con riferimento ai principali macro-settori, ad agosto le retribuzioni orarie contrattuali registrano un incremento annuo del 2% per i dipendenti del settore privato e una variazione nulla per quelli della pubblica amministrazione. I settori che ad agosto presentano gli incrementi tendenziali maggiori sono: energia elettrica e gas (2,9%), tessili, abbigliamento e lavorazione pelli, gomma plastica e lavorazioni di minerali non metalliferi (2,8%), chimiche, legno, carta e stampa (2,7%). Mentre si registrano variazioni nulle per telecomunicazioni e tutti i comparti della pubblica amministrazione.
Alla fine di agosto la quota dei dipendenti in attesa di rinnovo del contratto è del 29% nel totale dell’economia e del 7,6% nel settore privato. L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è, in media, di 32,1 mesi per l’insieme degli occupati e di 32,4 mesi per il settore privato.