Atto finale
Quello di Giorgio Napolitano è un bilancio lucido, senza finzioni. E dunque anche amaro. Il presidente della Repubblica consegna alle alte cariche dello Stato un’Italia che si è salvata dal peggio grazie al governo dei tecnici guidato da Mario Monti e al senso di responsabilità dei tre partiti che lo hanno appoggiato; e che avrà un percorso obbligato anche dopo il voto di febbraio, perché i suoi impegni sono in larga parte concordati con l’Unione Europea. Ma la fragilità di una politica che non è riuscita a riformarsi in questi tredici mesi, né a cambiare una legge elettorale ritenuta a parole indigesta, pesa in maniera preoccupante anche sul futuro.
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