Primarie parlamentari Pd. Paolo Quinto: “L’Italia ce la farà”
Intervista a Paolo Quinto, candidato alle primarie del Partito Democratico per il Parlamento, già Consigliere politico del presidente del Pd al Senato, Anna Finocchiaro.
Siamo arrivati alle primarie per i parlamentari perché non si è riusciti a cambiare la legge elettorale, nonostante i ripetuti appelli del Capo dello Stato. Perché si è mancato questo importante obiettivo, che avrebbe restituito credibilità e ridotto la disaffezione e l’antipolitica?
Purtroppo un Parlamento di eletti, e non di nominati dai partiti, non era l’obiettivo del Centro-destra. I loro annunci, spesso trionfanti, si sono rivelati un misero bluff, finendo per bloccare progressivamente, ma inesorabilmente la riforma. Per questo il PD ha pensato fosse giusto, seppure in tempi tanto stretti, ricorrere nuovamente allo strumento delle primarie, introducendo di fatto una prassi innovativa e molto interessante, di partecipazione diretta dell’elettorato.
Primarie con regole che hanno però sollevato polemiche, si dice che così fatte solo pochi possono veramente partecipare
Partendo dalla considerazione che tutto è perfettibile, che di sicuro non ci troviamo di fronte al miglior sistema possibile, vorrei però far notare che questa volta la selezione dei parlamentari non uscirà dalle chiuse stanze di una Direzione di partito. Dipenderà invece dalla consultazione diretta dei milioni di cittadini che già hanno partecipato con entusiasmo e rinnovata fiducia alle primarie per la premiership Bersani/ Renzi. Inoltre voteranno tutti gli iscritti al Partito Democratico. Le firme di iscritti, da 50 a 500 a seconda dei territori, necessarie per accedere alla candidatura, possono aver costituito un ostacolo per molti. Il Partito Democratico ha dovuto coniugare, con coerenza, la doppia esigenza, di rinnovamento da una parte, e di garanzia del suo percorso politico e culturale dall’altra. E’ una bella storia, antica e nobile, che non merita di essere rottamata ma, al contrario, che dovrebbe essere rilanciata. Il qualunquismo di anni di antipolitica è stato purtroppo alimentato dal malcostume di molti, anche al nostro interno, ma soprattutto da un governo impresentabile e cialtrone, che ha messo all’angolo anche chi viveva la politica con spirito di servizio. Ancora oggi quel ruolo chiave di rappresentanza democratica viene spesso oscurato da sentimenti che inducono il parlamentare al pudore o addirittura alla vergogna. Serve una ‘operazione dignità, di reciproco ri-accreditamento, che restituisca un rapporto sano tra la politica e le persone che fanno questo straordinario Paese.
In questo senso va l’impegno del PD, come ‘casa di vetro’. C’è molta attenzione all’interno del partito riguardo all’introduzione di regole elettorali che potrebbero rafforzare, anziché indebolire, sistemi di organizzazione del consenso non trasparenti o ai limiti della legalità, e qui mi riferisco sia ai finanziamenti che alle clientele. Rispetto a queste logiche, il Parlamento deve garantirsi migliore autonomia e maggiore spessore. Le primarie di un partito sono una strada di innovazione che contribuirà a rinnovare il desiderio di partecipazione nella società. Il fondamento della democrazia è proprio la partecipazione.
Quali sono, a suo giudizio, le priorità da affrontare nella nuova legislatura?
Credo sia centrale e prioritario avviare una politica finanziaria e industriale che permetta al nostro Paese di uscire dalla crisi. Riconosco meriti al Governo Monti, ma ora si deve tornare ad una politica capace di fare sintesi tra sviluppo e welfare. Credo che la prima analisi da sviluppare sia quella sulle “relazioni pericolose” tra Stati e banche. La politica si deve riappropriare delle capacità di indirizzo e deve avviare finalmente quel processo europeo che metta accanto all’unione bancaria tutta la forza dell’unione politica. Immediatamente legato al tema finanziario e industriale vi è quello del lavoro. Mi sembra oggi chiaro che troppa flessibilità non aiuta la crescita, ma anzi alimenta la precarietà che è parte in causa del ripiegamento del nostro tempo. E’ necessario ristabilire un ordine virtuoso, con un nuovo modello economico.
La politica industriale italiana però va verso una tendenza di cessione a capitali esteri
penso sia utile fare un esempio. In Italia esistono dei gioielli industriali come Ansaldo Energia che non devono assolutamente essere svenduti, oltretutto a concorrenti esteri. Ansaldo è un azienda che può continuare ad offrire alti standard tecnologici ed ad opportunità occupazionali alla nostra realtà produttiva. Penso poi a centri d’eccellenza, come l’ Agenzia Spaziale italiana, che si vedono progressivamente ridurre i fondi. Non si capisce che meno si investe, più ci si impoverisce e si ipoteca il futuro delle nuove generazioni.
L’Italia può farcela?
L’Italia ce la farà. Il nostro non è solo il “bel paese” dei luoghi comuni. Il popolo italiano è dotato di capacità creative e culturali straordinarie; sono questi gli ingredienti per uscire dalla crisi. Le donne e gli uomini da soli però non possono farcela, ci vogliono le istituzioni, un Parlamento, un governo, enti locali che accompagnino queste doti, che sappiano mettersi in contatto e in relazione creativa con questa società reale, con i cambiamenti che essa già esprime, il rinnovamento che chiede. Bisogna saper cogliere le necessità e i bisogni, senza contrarsi in una visione di auto-conservazione. Il Paese può farcela solo con un nuovo patto tra generazioni, che sappiano vivere insieme un momento difficile, ma sicuramente di grandi e nuove opportunità. Il cambiamento può far paura ed indurre a chiudersi nel lamento o nella rabbia populista. Se affrontato con coraggio e insieme a dei compagni di viaggio, diventa l’occasione della scoperta che un altro mondo è possibile.
Nell’intervista si accenna anche all’ASI che secondo l’estensore, dovrebbe avere ulteriori finanziamenti.
Mi permetto ricordare che la spesa non è fatta solo di quantità, ma anche di qualità
E’ necessario tener conto che l’ASI da anni è oggetto di molte critiche per la gestione dell’Ente, per le facili consulenze e per una politica industriale non corretta che ha sottovalutato il fatto che le industrie spaziali nazionali diventassero in verità a capitale straniero
Mi spiace che il PD non tenga conto di ciò.
A tale proposito , come documentazione, mi permetto di inoltrare ol link del mio sito dove puntualmente vengono trattate tutte le questioni.
Aguri e saluti
Ing. Cesare Albanesi
Gentile Ing. Albanesi, naturalmente non mi riferivo alla governance attuale dell’ ASI, ma all’importanza in questo momento di investire sulla ricerca, in particolare sulla ricerca aerospaziale dove il nostro paese mantiene ancora delle eccellenze.
Sarei lieto in ogni caso di approfondire con lei l’argomento.
Cordiali saluti e buon Natale
Ecco il sito!
http://www.cesarealbanesi.com/wp/
La ringrazio ed auguri di buon Natale
Cesare Albanesi
Ovviamente sono disponibile per qualunque approfondimento
La politica fino ad oggi non è riuscita a fare praticamente nulla per valorizzare la cultura e i beni culturali italiani, quali proposte pratiche farebbe se eletto??